DSCR e crisi d’impresa
Il DSCR è un indice utilizzato per rilevare in anticipo un’eventuale crisi dell’impresa, ovvero una situazione di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza da parte dell’azienda, in quanto i flussi di cassa prospettici non sono adeguati rispetto alle necessità derivanti dalle obbligazioni assunte.
Si tratta di un indice molto utilizzato in ambito bancario, che è diventato noto alla maggioranza delle imprese in seguito all’approvazione del Codice della Crisi e dell’insolvenza (D.Lgs. n.14 del 12/01/2019) che, nella sua versione iniziale, prevedeva il calcolo di una serie di indicatori al fine di intercettare eventuali segnali di crisi. La norma demandava al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) il compito di individuare gli indici necessari per creare un sistema d’allerta. Tra questi indici, il Consiglio aveva assegnato al DSCR un ruolo fondamentale nel monitoraggio dello stato di crisi dell’impresa.
Con il D.Lgs.83/2022 tali indici non sono più previsti dalla normativa, ma essi continuano ad essere un valido strumento per le aziende per tenere sotto controllo il loro stato di salute e percepire, per tempo, eventuali segnali di difficoltà.
Vediamo, quindi, cos’è esattamente il DSCR, come va calcolato e quali altri indici si possono usare per tenere sotto controllo la situazione aziendale.
DSCR significato: cos’è il DSCR?
La sigla DSCR sta per Debit Service Cover Ratio, ovvero rapporto di copertura del servizio del debito. Esso non è altro che un indicatore finanziario prospettico che viene impiegato per comprendere se l’impresa ha la capacità, nel periodo di tempo considerato, di far fronte alle obbligazioni assunte sia per ciò che concerne il rimborso della quota capitale, che per quanto riguarda il pagamento degli oneri finanziari.
DSCR calcolo: i due approcci possibili
Secondo quanto stabilito dal CNDCEC la formula DSCR può essere calcolata con due approcci diversi:
- il primo approccio prevede che i dati da usare nel calcolo dell’indice siano tratti da un budget di tesoreria;
- il secondo approccio, invece, prevede che i dati siano desunti da un rendiconto finanziario prospettico redatto secondo lo schema previsto dall’OIC 10;
La scelta tra i due approcci deve essere fatta dagli organi di controllo e dipende dalla qualità ed affidabilità dei relativi flussi informativi.
Come calcolare il DSCR con il primo approccio?
Con il primo approccio, il DSCR è un rapporto che vede:
- al denominatore la somma di tutte le uscite previste contrattualmente per il rimborso di debiti finanziari (verso banche o altri finanziatori). Il rimborso è inteso come pagamento della quota capitale contrattualmente previsto per i successivi sei mesi;
- al numeratore la somma di tutte le risorse disponibili per il suddetto servizio al debito ovvero il totale delle entrate di liquidità previste nei prossimi sei mesi, incluse le giacenze iniziali di cassa, dedotte tutte le uscite di liquidità previste riferite allo stesso periodo, ad eccezione dei rimborsi dei debiti posti al denominatore.
I dati da prendere in considerazione per il calcolo dell’indice, come si è detto, sono desunti da un budget di tesoreria.
Calcolo DSCR con il secondo approccio
Con il secondo approccio il calcolo del DSCR viene effettuato come rapporto tra i flussi di cassa liberi previsti per i sei mesi successivi ed i flussi in uscita necessari per rimborsare i debiti non operativi che scadono nello stesso periodo.
Per flussi di cassa liberi si intendono i flussi di cassa prodotti ed utilizzabili a servizio dei debiti ed includono la gestione caratteristica, la gestione degli investimenti, la gestione tributaria, la gestione dei mezzi propri, le disponibilità di cassa e le linee di credito utilizzabili nel periodo.
Il rimborso dei debiti non operativi comprende sia il rimborso della quota capitale che della quota interessi dei debiti finanziari, ma anche i debiti verso fornitori, i debiti fiscali o contributivi scaduti oltre la soglia fisiologica e, di conseguenza, considerati non operativi.
DSCR formula: indicazioni utili
Nell’effettuare il calcolo del DSCR occorre utilizzare dati prospettici che coprono, generalmente, un periodo di sei mesi. Tuttavia, l’orizzonte temporale può essere anche maggiore ed arrivare a coprire la durata residua dell’esercizio, ovviamente nel caso in cui essa sia superiore a sei mesi.
Secondo le indicazioni fornite dal CNDCEC il DSCR, come pure gli altri indici suggeriti, andrebbe calcolato ogni trimestre in maniera da tenere costantemente sotto controllo la situazione aziendale. Ad ogni modo, molto dipende dalle dimensioni dell’azienda: per cui, per aziende di dimensioni maggiori, potrebbe essere utile procedere anche al calcolo del DSCR in tempi più ravvicinati.
Va sottolineato che, come tutti gli indici usati nell’ambito delle analisi di bilancio, la significatività dei risultati ottenuti è strettamente legata all’attendibilità dei dati di partenza: quanto più essi sono affidabili, maggiore è la possibilità di giungere al calcolo di un DSCR capace di essere realmente un indicatore di eventuali situazioni di crisi dell’impresa.
DSCR indice: quali valori deve assumere?
Se il DSCR assume valori superiori ad 1,0 il flusso di cassa del periodo supera gli impegni finanziari: ciò significa che l’impresa ha la capacità di far fronte agli impegni assunti.
Se, invece, il DSCR è inferiore ad 1,00 l’impresa non ha le risorse finanziarie per far fronte a tutti gli impegni assunti, pertanto è ragionevole presumere l’esistenza di uno stato di crisi.
Qualora, il DSCR dovesse assumere un valore pari a zero, caso più teorico che pratico, le risorse finanziarie dell’impresa sarebbero esattamente pari agli impegni assunti.
Il patrimonio netto
Come abbiamo detto il DSCR non è il solo indice da calcolare secondo le indicazioni fornite dal CNDCEC, anzi esso non è neppure il primo, in quanto l’analisi degli indici andrebbe fatta, sempre secondo il parere del Consiglio, in base ad una precisa gerarchia che vede come primo valore da prendere in esame quello del Patrimoni netto la cui determinazione è estremamente semplice in quanto si tratta semplicemente di esaminare l’importo della voce A del passivo dello Stato patrimoniale (Patrimonio netto), eventualmente ridotto della voce A dell’attivo dello Stato patrimoniale (Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti). Nel calcolo non si deve tenere conto della eventuale “Riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi“ a prescindere dal suo saldo.
Chiaramente, un valore negativo del patrimonio netto o, nel caso di società di capitali, un valore del capitale sociale inferiore al minimo legale, costituisce causa di scioglimento della società, a meno che non vi siano nuovi apporti di capitale da parte dei soci, ma è anche un segnale di una situazione di crisi dell’impresa.
Un patrimonio netto positivo non indica, però, che l’impresa sicuramente non possa trovarsi in difficoltà finanziarie. A questo punto, quindi, subentra il calcolo del DSCR.
Gli indici settoriali
Nel caso in cui:
- il patrimonio netto è positivo e il capitale sociale è superiore al limite legale;
- e il DSCR non è disponibile o non è attendibile in quanto i dati prognostici sono qualitativamente inadeguati;
si procede al calcolo di alcuni indici settoriali che prevedono soglie diverse a seconda del settore di attività e che devono essere valutati congiuntamente.
Gli indici settoriali sono:
- l’indice di sostenibilità degli oneri finanziari, dato dal rapporto tra oneri finanziari e fatturato;
- l‘indice di adeguatezza patrimoniale, ovvero il rapporto tra patrimonio netto e debiti complessivi;
- l’indice di ritorno liquido dell’attivo, calcolato come rapporto tra cash flow ed attivo;
- l’indice di liquidità, cioè il rapporto tra attività a breve e passività a breve;
- l’indice di indebitamento previdenziale e tributario, determinato come rapporto tra debiti previdenziali e tributari e l’attivo.