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Quanti fondi Next Generation per l’Italia?

Almeno il 20% dei soldi stanziati è destinato alla transizione digitale
Palazzo del Parlamento UE con bandiera europee e un cartellone che parla del next generation eu.
Tempo di lettura: 2 minuti

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Per fronteggiare i danni economici e sociali prodotti dal Covid-19, l’Ue ha lanciato il programma Next Generation EU, un piano di riforme e investimenti da 750 miliardi, che saranno suddivisi tra i 27 Paesi membri. Ma quanti sono i fondi Next Generation per l’Italia?

Per avere la sua quota ogni Stato ha dovuto scrivere un proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), noto anche come Recovery Plan. Ogni recovery plan è composto da un pacchetto di investimenti e riforme. Ogni piano è pensato in base alla condizione economico-sociale e alla fetta di fondi che ogni Paese potrà spendere. Per redigere i PNRR gli Stati hanno dovuto seguire delle regole stabilite dall’Ue in un apposito Regolamento RRF. Tutti i recovery plan hanno in comune la scadenza finale. Gli interventi dovranno essere completati entro il 2026, pena il mancato ottenimento dei relativi fondi.

Migliorare le prestazioni digitali è la missione numero 1 dell’Europa

Tutti i PNRR devono dedicare almeno il 20 per cento della spesa totale per investimenti e riforme rivolti alla transizione digitale. L’obiettivo è migliorare le prestazioni digitali sintetizzate dal Desi (l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società) e dagli obiettivi delineati dalla Commissione europea nella comunicazione Plasmare il futuro digitale dell’Europa.

Il pilastro digitale dei PNRR deve comprendere la razionalizzazione e digitalizzazione della PA e lo sviluppo dei servizi pubblici digitali. Si deve inoltre migliorare la connettività, anche tramite un’ampia diffusione di reti di telecomunicazione ad altissima capacità. I piani devono inoltre sostenere la ricerca e sviluppo nelle telecomunicazioni e l’adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, soprattutto piccole e medie. Le competenze digitali di cittadini e lavoratori devono aumentare, così come la loro capacità di accesso a strumenti e servizi digitali.

La digitalizzazione è uno dei tre assi strategici europei su cui ruota il PNRR (gli altri due sono la transizione ecologica e l’inclusione sociale).

Parola d’ordine: creare una società completamente digitale

La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare produttività, innovazione e occupazione, garantire più ampio accesso a istruzione e cultura e colmare i divari territoriali. Un fronte su cui abbiamo molto da recuperare, visto che nell’ultimo indice DESI l’Italia è al 24° posto tra i 27 paesi Ue per digitalizzazione. Per recuperare il divario l’Italia punta a essere uno dei primi Paesi a centrare gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea nella comunicazione Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale per creare una società completamente digitale.

16 Componenti raggruppate in 6 Missioni: cosa prevede il PNRR italiano

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano si articola in 16 Componenti, raggruppate in 6 Missioni. Queste ultime sono articolate in base ai sei pilastri menzionati dal Regolamento RRF. Le missioni, con gli ambiti di intervento e la porzione di risorse che a essi vengono destinate, sono riportate nella tabella che segue.

Tra i 27 Paesi Ue l’Italia ha ricevuto la fetta più grande dei fondi del Next Generation EU. I fondi sono pari a 204,5 miliardi: 191,5 miliardi provengono dal dispositivo RRF, mentre 13 miliardi sono del programma REACT-EU.

A queste risorse l’Italia ha aggiunto altri 30,62 miliardi di fondi complementari derivanti dalla programmazione nazionale. Pertanto, il totale degli investimenti previsti dal PNRR italiano è di 235,12 miliardi.

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