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I rischi della pirateria informatica

Virus, truffe e frodi mettono a repentaglio la sicurezza dei nostri dati. Cosa prevede l’Ue per contrastare il fenomeno
Tempo di lettura: 3 minuti

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Quali sono i rischi della pirateria informatica? Lo vediamo in questo articolo, in cui affronteremo la questione vedendo anche quali sono le proposte dell’Ue per contrastare il fenomeno.

Ma andiamo con ordine, partendo da cos’è la pirateria informatica. Il concetto è noto a tutti. Basti pensare alle volte in cui abbiamo acquistato cd, dvd o software contraffatti o dal pc abbiamo fruito contenuti audiovisivi illegalmente.

Noti sono anche i danni economici per mancati introiti che la pirateria provoca a chi detiene i diritti delle opere “piratate”.

Meno noti sono i rischi che si corrono con lo streaming, il download o la condivisione non autorizzata di contenuti, film o eventi sportivi.

Rischi della pirateria informatica: lo streaming illegale

Oltre a danneggiare i titolari dei diritti, usufruire di contenuti in maniera non autorizzata comporta grossi rischi anche per gli stessi utenti.

Lo streaming e il download illegale espongono gli utenti (e le loro famiglie) a virus, malware o ransomware, o a truffe e frodi.

Un’indagine del 2020 svolta da Dynata, tra le più grandi piattaforme di dati e approfondimenti originali del mondo, rivela che:

  • il 20% delle persone che hanno usufruito di streaming illegale di contenuti audiovisivi è rimasto vittima di malware;

  • quasi la metà degli intervistati ha subìto la compromissione dei propri dati personali, inclusi furti di identità, frodi e ransomware;

  • il 40% degli intervistati, durante la navigazione di siti di streaming illegale è stato esposto a contenuti dichiarati inappropriati.

Le proposte del Parlamento Europeo contro lo streaming illegale di eventi sportivi live

Per contrastare lo streaming illegale di eventi sportivi live, lo scorso 19 maggio il Parlamento Europeo ha approvato una relazione della Commissione Affari Legali. Con essa si chiede alla Commissione Europea di intervenire al riguardo.

In particolare si chiede chela rimozione di trasmissioni sportive illecite in diretta o la disattivazione dell’accesso alle stesse sia immediata o quanto più rapida possibile”. Si chiede che la disattivazione “in ogni caso, avvenga entro 30 minuti dalla ricezione della notifica da parte dei titolari dei diritti o di un segnalatore attendibile certificato”.

Nella proposta approvata si sottolinea le frammentazione normativa tra i Paesi membri, con procedure che variano da uno Stato all’altro. Si sottolinea la necessità di armonizzare procedure e mezzi di ricorso nell’Unione.

Pirateria informatica, in Italia più poteri all’Agcom

In Italia lo scorso 22 luglio il Consiglio dell’Agcom ha approvato una modifica al regolamento sul diritto d’autore. Il “Decreto Rilancio” ha ampliato la competenza dell’Agcom ai casi di diffusione illecita di contenuti in Rete mediante servizi di messaggistica istantanea. Inoltre è stata ripristinata la possibilità per l’Autorità di sanzionare chi non rispetta gli ordini di rimozione dei contenuti illecitamente diffusi.

Con tali modifiche, quindi, l’Agcom mira a impedire la diffusione in Rete di opere digitali in violazione del diritto d’autore. Come stabilito più volte dalla Corte di Giustizia Ue, le valutazioni e gli interventi dell’Autorità saranno svolti in maniera da garantire il rispetto, oltre che dei principi cardine di proporzionalità, gradualità e adeguatezza, anche della riservatezza delle comunicazioni interpersonali.

“La rapidità dei tempi di intervento, fissato in soli 12 giorni, e l’equilibrio delle decisioni dell’Autorità – si legge in un comunicato dell’Agcom – sono i principali punti di forza dell’attività finora svolta, come riconosciuto dall’intera filiera dell’industria creativa”.

Pirateria informatica, in principio toccò ai videogiochi

La storia della pirateria informatica inizia nel 1980. Con la diffusione degli home computer (con marchi divenuti leggendari per gli adolescenti dell’epoca, quali Commodore, Atari o Amiga) si diffondono anche le copie pirata di videogiochi e software. Il tutto in un contesto di totale assenza di norme a tutela del diritto d’autore. Le copie originali di tali programmi venivano regolarmente craccate, duplicate su videocassette e vendute nelle edicole. In maniera del tutto legale per l’epoca.

In seguito, con la diffusione di Cd e Dvd la pirateria prende di mira l’industria musicale e cinematografica, colpite duramente dalla diffusione su larga scala di cd e film fasulli. Invadendo il mercato con copie “pezzotte”, per anni le organizzazioni hanno guadagnato illegalmente miliardi di euro, sottraendoli alle casse delle major mondiali.

Quando, negli anni successivi, nelle case è arrivato il Pc, con masterizzatore e modem per la connessione a Internet, la pirateria ha smesso di essere un affare gestito da organizzazioni perlopiù criminali, diventando un fenomeno diffuso. Il singolo che fino a quel momento era stato un fruitore passivo della pirateria informatica è diventato parte attiva del fenomeno.

Con Napster, WinMX, eMule e uTorrent, grazie al peer-to-peer, intere generazioni di adolescenti (e non solo) hanno fatto incetta di contenuti web di ogni tipo. Contenuti ottenuti gratis e illegalmente grazie ad attività non autorizzate di download e condivisione.

Negli anni più recenti, il fenomeno della pirateria si è ampliato e il suo verbo è stato coniugato nelle forme dello streaming illegale di film ed eventi sportivi live.

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