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Supply Chain Finance per il Capitale Circolante: soluzioni e vantaggi

Come migliorare la gestione finanziaria dell'impresa con una soluzione digitale
Supply Chain Finance per il Capitale Circolante: soluzioni e vantaggi
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Indice dei contenuti

Capitale Circolante Netto e Supply Chain Finance

Negli anni recenti si è assistito a un interesse sempre crescente verso le soluzioni di Supply Chain Finance per il capitale circolante.

La riduzione nell’erogazione del credito da parte delle banche e l’allungamento dei tempi di incasso delle fatture, soprattutto in seguito alla pandemia, hanno portato seri problemi di liquidità alle imprese, che vedono crescere il proprio Capitale Circolante Netto e allungarsi il ciclo di cassa. 

Secondo i dati dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, in Italia il pagamento dei debiti avviene in media dopo 137 giorni, contro una media europea di 65 giorni. A ciò va aggiunto che gli strumenti di finanza tradizionale non sempre sono di veloce attuazione e spesso non rispondono alle esigenze delle imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni.

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Capitale Circolante Netto, definizione

Il Capitale Circolante Netto (CCN) misura la capacità dell’azienda di far fronte agli impegni aventi scadenza a breve con le attività correnti e viene usato dalle imprese per valutare la propria salute finanziaria.

Il valore del capitale circolante netto è dato dalla differenza tra il capitale circolante lordo e le passività a breve termine. Il capitale circolante lordo, a sua volta, consiste nelle attività correnti (liquidità immediate, liquidità differite e scorte di magazzino).

Il valore del CCN indica se l’impresa sta finanziando le attività a breve con le passività a breve o se sta usando i debiti a medio-lungo termine per finanziare l’attivo circolante. 

Capitale Circolante Netto formula

Come si calcola il Capitale Circolante Netto?

Le attività correnti sono costituite da: rimanenze di magazzino, crediti esigibili entro l’anno (tra i quali, una voce importante è quella dei crediti verso clienti), investimenti a breve termine, somme disponibili nei c/c bancari e postali e in cassa, ratei e risconti attivi.

Le passività correnti sono date da: debiti a breve termine, qualunque sia la loro natura, quindi debiti commerciali (come i debiti verso i fornitori per l’acquisto di beni e servizi), debiti finanziari (come i debiti verso le banche a breve scadenza), debiti tributari e verso istituti di previdenza e assistenza. A essi si aggiungono anche i ratei e i risconti passivi.

Normalmente il capitale circolante viene assimilato con il Capitale Circolante Netto operativo (CCNO) che è dato dalla somma dei crediti di natura commerciale e delle rimanenze, a cui si sottraggono i debiti commerciali.

Il capitale circolante dipende strettamente dal ciclo di cassa, cioè dal tempo medio che intercorre tra il pagamento ai fornitori per l’acquisto di beni e servizi e l’incasso derivante dalla vendita dei prodotti e servizi, ciclo che le aziende hanno tutto l’interesse ad accorciare.

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Supply Chain Finance per il Capitale Circolante Netto: nozione

Proprio le difficoltà nell’uso degli strumenti di finanza tradizionale hanno aperto la via della Supply Chain Finance che viene definita dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano come “l’insieme delle forme tecniche che offrono soluzioni che consentono a un’impresa di finanziare il proprio capitale circolante (crediti, debiti, scorte) facendo leva sul ruolo che essa ricopre all’interno della filiera in cui opera e sulle relazioni con gli altri operatori”.

Le soluzioni di Supply Chain Finance vanno ad affiancare le forme tecniche del credito tradizionale.

La riduzione nell’erogazione del credito e l’allungamento dei tempi di pagamento delle fatture hanno determinato un aumento del ciclo di cassa e, di conseguenza, un aumento del Capitale Circolante Netto operativo: tutto ciò genera, di conseguenza, un aumento del fabbisogno finanziario dell’impresa

ritardi nei pagamenti si possono trasferire lungo la catena di approvvigionamento: se il cliente di un’azienda paga in ritardo, la stessa impresa potrebbe essere costretta a saldare in ritardo i propri debiti verso i fornitori con il rischio che il fenomeno si amplifichi e coinvolga tutte quelle aziende della supply chain che non sono dotate di una sufficiente liquidità.

Per evitare che le difficoltà di un’organizzazione si riflettano anche sulle altre, si è pensato a delle soluzioni basate sulla collaborazione tra Finance e Supply Chain, da cui nasce il Supply Chian Finance, il cui scopo è quello di sostenere la filiera mediante l’ottimizzazione della gestione del capitale circolante.

I vantaggi della Supply Chain Finance e le diverse soluzioni

La Supply Chain Finance presenta:

  • vantaggi di tipo finanziario, in quanto permette una riduzione del Capitale Circolante Netto operativo e, di conseguenza, una riduzione del fabbisogno finanziario dell’impresa;
  • vantaggi economici e strategici, poiché diminuisce il rischio di fallimento di aziende della catena finanziariamente più deboli anche se virtuose;
  • vantaggi di efficienza nei processi, data la elevata informatizzazione necessaria per poter applicare molti dei suoi strumenti.

Le soluzioni di Supply Chain Finance sono raggruppabili in tre categorie:

  • quelle tradizionali;
  • quelle innovative;
  • quelle di collaborazione tra partner di filiera.
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Soluzioni tradizionali di finanziamento del capitale circolante

Le soluzioni tradizionali di finanziamento sono già presenti da molti anni, anche se spesso sono ancora poco usate. Inizialmente esse servivano esclusivamente per finanziare le imprese nel breve periodo, ma con l’approccio del Supply Chain Finance sono utili anche per promuovere la sostenibilità dell’intera filiera.

Tra queste soluzioni abbiamo:

  • l‘anticipo fattura, che permette all’azienda di presentare le fatture emesse, ma non ancora pagate, a un istituto finanziario e ricevere in cambio il suo valore al netto di commissioni e interessi;
  • il factoring, mediante il quale l’azienda stipula un contratto con un istituto finanziario, a cui cede i crediti vantati nei confronti dei propri clienti, derivanti dalla vendita di beni e servizi, per i quali è previsto il pagamento differito. La cessione avviene generalmente con clausola pro-solvendo, cioè la società di factoring acquista i crediti dell’imprenditore cedente con diritto di rivalsa, per cui se il debitore ceduto non paga alla scadenza essa può rivalersi sul cedente e farsi rimborsare quanto ha anticipato allo stesso;
  • reverse factoring. Mentre nel factoring tradizionale è il creditore a rivolgersi alla banca chiedendo l’anticipo sui crediti, nel reverse factoring è l’azienda debitrice che propone l’operazione di factoring. Questo strumento è utile soprattutto a quelle aziende che effettuano acquisti di importi rilevanti e  vogliono delegare la gestione dei debiti di fornitura.

Soluzioni innovative di finanziamento del capitale circolante

Le soluzioni innovative sono ancora poco diffuse in Italia a differenza di quanto accade nei paesi anglosassoni e richiedono un elevato grado di digitalizzazione. Tra esse abbiamo:

  • il dynamic discounting, che consiste nell’impiego di una piattaforma IT mediante la quale il cliente effettua un pagamento anticipato in cambio di uno sconto sul valore nominale della fattura proporzionale ai giorni di anticipo;
  • il reverse factoring evoluto, che impiega la fatturazione elettronica e le piattaforme cloud per anticipare il pagamento delle fatture. Ciò consente una riduzione dei rischi e dei costi dell’operazione, grazie a una maggiore condivisione di informazioni tra le imprese e l’istituto finanziario;
  • la camera di compensazione, che nasce dal reverse factoring, ma prevede l’intervento di un ulteriore soggetto, in genere l’istituto finanziario, che raccoglie informazioni sulle transazioni commerciali di una serie di imprese, consentendo il finanziamento dei flussi finanziari di cui è garante;
  • l’anticipo fatture extrabancario, ovvero un anticipo su fatture emesse e approvate, caricate su un marketplace di fatture commerciali e messe all’asta tra possibili acquirenti.
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Soluzioni di collaborazione tra partner di filiera

Infine, le soluzioni di collaborazione tra partner di filiera consistono in una evoluzione di modelli già esistenti in passato, che richiedono spesso un elevato livello di digitalizzazione dei processi.

Tra essi troviamo:

  • il vendor managed inventory, che consiste nel monitoraggio, da parte di un fornitore, delle scorte dei propri prodotti presso un cliente, in modo da stabilire, in maniera autonoma e in base agli accordi contrattuali, i volumi con i quali rifornire il magazzino. Ciò permette al fornitore di ridurre le proprie scorte e, di conseguenza, ridurre anche il Capitale Circolante Netto operativo;
  • il consignment stock, mediante il quale il fornitore mantiene la proprietà della merce messa a disposizione del cliente nel magazzino di quest’ultimo, fino a quando essa non viene venduta;
  • il collaborative planning, forecasting and replenishment, grazie al quale cliente e fornitore effettuano, per mezzo di piattaforme tecnologiche avanzate, una pianificazione congiunta nel medio-lungo termine, riducendo possibili errori di previsione e abbassando l’ammontare del Capitale Circolante Netto operativo e, di conseguenza, il fabbisogno di liquidità.

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