Passaporto digitale: la sua introduzione in seguito all’adozione dell’ESPR
Il Consiglio europeo ha adottato, il 27 maggio scorso, il Regolamento Ecodesign o Regolamento ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation) che introduce l’uso del passaporto digitale come strumento di trasparenza e tracciabilità dei prodotti.
L’Ue si pone l’ambizioso obiettivo di diventare, entro il 2050, il primo continente ad impatto climatico zero e di costruire un’Europa più equa, più verde e più digitale basata su un’economia moderna, competitiva, climaticamente neutra e circolare e su un ambiente privo di sostanze tossiche. I prodotti avranno un ruolo determinante nella transizione verde e nel passaggio dall’attuale economia lineare ad un’economia circolare.
L’adozione di un’economia circolare da parte dell’UE
L’Ue ha tra i suoi obiettivi quello di favorire la creazione di un’economia circolare in alternativa rispetto all’attuale modello economico lineare.
Quest’ultimo si basa sullo schema “estrarre, produrre, usare e gettare” ed impiega la cosiddetta obsolescenza programmata dei prodotti, cioè quell’insieme di pratiche che mirano a stabilire la durata della vita di un bene in modo da limitarne il funzionamento ad un certo lasso di tempo, decorso il quale esso diventa inutilizzabile (ad esempio per la mancanza di pezzi di ricambio o per l’assenza di aggiornamenti software) o diventa semplicemente superato rispetto ai nuovi modelli presenti sul mercato.
Il modello di economia lineare ha portato alla produzione, nell’Ue, di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti l’anno. Inoltre necessita di una grande disponibilità di materiali e di energia a prezzi contenuti.
La scelta di un’economia circolare, basata su condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti, tende ad allungare il ciclo di vita dei prodotti e a ridurre al minimo la formazione di rifiuti. Nel momento in cui il prodotto non è più utilizzabile, i materiali di cui è composto vengono, in tutti i casi nei quali ciò è possibile, riutilizzati nel ciclo produttivo.
Nell’ottica del risparmio delle risorse economiche e di tutela dell’ambiente, il Regolamento Ecodesing prevede anche il divieto di distruzione dei prodotti di abbigliamento, accessori e calzature invenduti a partire da due anni dopo la sua entrata in vigore. Il divieto potrebbe essere esteso, in futuro, anche ad altre categorie merceologiche.
Cos’è il passaporto digitale europeo
L’uso del digital product passport (DPP) avrà un ruolo centrale nel passaggio ad un’economia circolare.
Se il passaporto elettronico è il documento che permette di identificare l’individuo, il passaporto digitale del prodotto è il documento che consente di identificare un prodotto: si tratta di un documento digitale contenente le informazioni sull’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla sua produzione fino al suo smaltimento o al riciclaggio.
I passaporti digitali del prodotto sono dei registri digitali che comprendono tutte le informazioni relative al prodotto: i materiali usati per la sua realizzazione, i processi di produzione adottati, l’impatto ambientale del prodotto, il modo in cui esso deve essere smaltito responsabilmente, notizie sulle garanzie presenti e sulla manutenzione, la disponibilità dei pezzi di ricambio, l’esistenza di eventuali certificazioni e dichiarazioni di conformità.
Tali dati saranno accessibili mediante codici QR o identificatori unici del prodotto e saranno in grado di fornire informazioni utili per i consumatori, le aziende e le autorità regolatorie.
L’importanza dei passaporti digitali prodotti
I primi a trarre vantaggio dall’adozione del DPP saranno i consumatori che potranno reperire facilmente tutte le informazioni necessarie per decidere, in maniera consapevole, quali prodotti acquistare. In questo modo i clienti potranno anche evitare l’acquisto di prodotti contraffatti o pericolosi. Inoltre, la maggiore trasparenza da parte delle aziende produttrici, non potrà che riflettersi positivamente sul rapporto di fiducia con i propri acquirenti.
Al tempo stesso il passaporto digitale costituirà un’opportunità per le imprese che potranno valorizzare i propri prodotti, la loro qualità e la loro autenticità, differenziandosi dalla concorrenza. D’altra parte, proprio la necessità di fornire, attraverso i DPP, informazioni dettagliate, favorirà l’adozione di pratiche sostenibili da parte dell’industria. Un impatto positivo si avrà anche sulla sicurezza dei prodotti e sulla riduzione delle imitazioni e sofisticazioni.
Le autorità pubbliche, prime tra tutte quelle doganali, grazie ai passaporti digitali saranno in grado di effettuare più facilmente controlli e verifiche, seguendo tutto il ciclo di vita di un prodotto, dalla sua progettazione fino al riciclaggio.
I settori interessati dal passaporto digitale
Il passaporto digitale del prodotto è necessario per tutti i prodotti fisici, compresi i componenti e i prodotti intermedi, immessi sul mercato dell’UE, tuttavia la sua introduzione avverrà gradualmente.
Alcuni settori, quelli che hanno un particolare impatto sull’ambiente ed un elevato potenziale di circolarità, faranno da apripista nell’adozione dei DPP: il tessile e l’elettronica saranno i primi a partire.
Va ricordato che, nel caso di prodotti extra UE, gli importatori sono tenuti a verificare l’esistenza del DPP e obblighi analoghi sono previsti in capo alle piattaforme di vendita online.
Come prepararsi alle novità
Le aziende dovranno prepararsi all’introduzione del passaporto digitale per non farsi trovare impreparate. Questo significa comprendere esattamente cosa prevede la normativa e come essa va applicata alla propria realtà, ed avere un quadro completo della propria catena di fornitura.
Sarà bene creare un team ed un responsabile DPP che, tenendo conto delle scadenze fissate dall’Ue, definiscano gli obiettivi da raggiungere e gli indicatori chiave di prestazione.
Entrata in vigore delle nuove disposizioni
Il Regolamento ESPR entrerà in vigore il 20° giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Trattandosi di un regolamento, esso non dovrà essere recepito dalle legislazioni nazionali, e si applicherà direttamente, in tutti i Paesi dell’Ue, dopo 24 mesi dalla sua entrata in vigore.
La Commissione dovrà poi stabilire i requisiti specifici per i diversi prodotti e produttori e i Paesi dell’UE avranno 18 mesi di tempo per adeguarsi.