Il riconoscimento biometrico è il futuro dei pagamenti elettronici? Per qualcuno potrebbe trattarsi di fantascienza, ma spesso la fantascienza ha preceduto la realtà.
Più volte le profezie di grandi scrittori – si pensi a giganti come Philip K. Dick o Isaac Asimov, solo per citare i più noti – si sono poi avverate. Non fanno eccezione le tecnologie di riconoscimento biometrico, passate dalle fiction alla realtà già da diverso tempo. Tanto da uscire dalla nicchia di utenti più esperti per diventare funzioni alla portata di tutti.
Siamo ormai entrati nell’epoca in cui la nostra identità è radicata nelle strutture biologiche del nostro corpo. Ciò favorisce lo sviluppo di nuovi sistemi di identificazioni, basati sul qualcosa che l’utente è dell’autenticazione a 2 fattori.
I pagamenti biometrici sono il nostro presente
Le tecnologie biometriche sono ormai sempre più diffuse e possiamo trovarle nei più comuni dispositivi. Così come vengono usate nei maggiori aeroporti e nei principali istituti bancari.
Proprio con gli utilizzi finanziari queste tecnologie si stanno perfezionando sempre più. Grazie al sistema Apple’s Touch ID, per esempio, molte banche impiegano il riconoscimento biometrico come il fingerprinting per autorizzare i pagamenti dagli smartphone. Inoltre, abbiamo già visto come sia realtà anche il riconoscimento dell’iride.
Altri esempi interessanti sono riportati sul sito sul sito web welivesecurity.com, come il riconoscimento vocale introdotto da Barclay’s. Oppure il caso dei 1.730 ATM in Polonia che consentono di effettuare operazioni tramite il riconoscimento delle impronte digitali.
I tempi, quindi, sono maturi per rendere accessibili queste tecnologie a larghi strati della popolazione. Lo dimostra un sondaggio effettuato da Visa Europe, che rivela che la maggioranza delle persone tra i 16 e i 24 anni sono a loro agio nell’uso di tecnologie di riconoscimento biometrico in sostituzione delle tradizionali password.
Le tecnologie di riconoscimento biometrico sono sicure?
Sicuramente, esistono vari aspetti da considerare in materia di sicurezza. In alcuni casi, infatti, è stato dimostrato che è possibile ricavare un pin da un selfie. Oppure si pensi anche a quanto dimostrato dal ricercatore giapponese Tsutomu Matsumoto, ovvero la possibilità di ingannare i sistemi di sicurezza di riconoscimento delle impronte digitali attraverso un calco su materiale gommoso delle impronte della vittima.
Se, come sembra, le tecnologie di riconoscimento biometrico continueranno a diffondersi su larga scala, i produttori dovranno dotarsi di sistemi di sicurezza efficaci per scongiurare eventuali attacchi.