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Tecnologie assistive: il digitale per la disabilità

Cos’è l’Assistive Technology e come rende accessibili i prodotti informatici
Dito che tocca un quadrato su uno schermo, concetto di tecnologie assistive
Tempo di lettura: 4 minuti

Indice dei contenuti

Le tecnologie assistive svolgono una funzione fondamentale in una società sempre più digitale e in cui aumenta, con il crescere della vita media, il numero di persone affette da una qualche forma di disabilità.

Tecnologie assistive, cosa sono

Le tecnologie assistive (o AT, Assistive Technology in inglese) servono a rendere i prodotti informatici accessibili e usabili dalle persone con disabilità.

Secondo la definizione contenuta in un rapporto Inail del 2018, “con il termine tecnologie assistive si intendono tutti quei prodotti e sistemi tecnologici utili ad aumentare l’autonomia funzionale e la qualità della vita delle persone anziane e con disabilità”.

L’obiettivo di queste tecnologie è migliorare la vita delle persone disabili e degli anziani, aiutandoli a superare i problemi funzionali e a ridurre la dipendenza dagli altri. In particolare, per quanto concerne l’uso della tecnologia informatica e, di conseguenza, la partecipazione alla trasformazione digitale della società.

Nella maggior parte dei casi, le tecnologie assistive sono rappresentate da interfacce uomo-macchina (IUM o anche HMI, dall’inglese Human-Machine Interface) realizzate in un secondo momento rispetto al prodotto che intendono rendere più accessibile o usabile.

Ad esempio, un software di sintesi vocale che legge il testo di una pagina web è un’interfaccia creata solo dopo la nascita dei Pc e l’avvento del web.

Differenza tra tecnologie assistive e ausili

Le tecnologie assistive non devono essere confuse con gli ausili per le persone disabili.

Una prima differenza riguarda la diversa funzione svolta. Gli ausili, infatti, non nascono per rendere accessibili e usabili gli strumenti informatici, ma per aiutare le persone disabili nel compimento di azioni primarie, come spostarsi (nel caso di sedie a rotelle o montascale) o ascoltare (come nel caso degli apparecchi contro la sordità).

Un’altra differenza, inoltre, riguarda la diversa natura: le tecnologie assistive hanno natura informatica e digitale, mentre gli ausili sono essenzialmente meccanici o elettronici.

Chi usa le tecnologie assistive

Come detto, le tecnologie assistive nascono per permettere o agevolare l’uso dei prodotti informatici da parte dei soggetti disabili. Quando parliamo di disabili, il primo pensiero va ovviamente alle persone affette da una forma di disabilità grave e irreversibile.

Tuttavia, le tecnologie assistive possono risultare utili anche per le persone in condizioni di disabilità lieve o temporanea.

Inoltre, le AT possono essere utilizzate anche da chi non è affetto da disabilità, ma semplicemente si trova nell’impossibilità di accedere o fruire del prodotto informatico in modalità standard.

Ritornando all’esempio della sintesi vocale, è utile non soltanto per chi ha problemi di vista cronici, ma anche per chi ha limitazioni visive temporanee oppure non ha problemi di vista, ma trova più comodo ascoltare un testo piuttosto che leggerlo.

Un discorso simile può essere fatto anche per le tecnologie assistive per chi ha problemi di udito. È il caso dei sottotitoli, indispensabili per i non udenti cronici, ma utili anche a chi – per svariati motivi – non può ascoltare l’audio di un film o di una qualsiasi altra risorsa video.

Anche gli anziani rientrano tra i destinatari delle tecnologie assistive. Questo è un aspetto che sarà sempre più importante in futuro. Il generale aumento della vita media e una popolazione che vive di più, costringono le aziende informatiche e tecnologiche a fare i conti con i problemi tipici della vecchiaia. Come la riduzione della vista e dell’udito o una minore abilità nell’uso delle mani. Le soluzioni al riguardo già ci sono. In effetti, gli smartphone con i numeri della tastiera o le icone delle app più grandi del normale, cosa sono se non tecnologie assistive?

Tipologie ed esempi di assistive technology

Per classificare le tecnologie assistive bisogna fare innanzitutto una distinzione tra hardware e software.

Ulteriori classificazioni possono essere fatte, naturalmente, in base alla funzione svolta dalle tecnologie assistive, ovvero al tipo di senso che aiutano. Abbiamo, pertanto, tecnologie assistive per aiutare persone con problemi di vista, quelle per chi ha problemi di udito o di parola, quelle per chi ha problemi nell’uso delle braccia.

Nell’hardware rientrano tutti i dispositivi fisici che si collegano o si connettono a un prodotto informatico che si vuole rendere accessibile a un disabile. Alcuni esempi sono rappresentati da tastiere, pad e smartphone braille per non vedenti. Oppure da emulatori di mouse che consentono l’uso del Pc a chi non può utilizzare le braccia, come le persone tetraplegiche. Questo grazie a un cinturino frontale dotato di sensori, che permettono di controllare il puntatore sullo schermo tramite i movimenti della testa.

Nei software rientrano tutti quei programmi o app che, installati sul Pc o sullo smartphone, aiutano gli utenti nell’utilizzo del proprio dispositivo. Un esempio sono gli screen reader, software che consentono ai non vedenti di ascoltare, attraverso un programma di sintesi vocale, le informazioni (testo e immagini) di una pagina web. Il nostro magazine, ad esempio, è dotato di un plug-in che consente di ascoltare tutti i nostri articoli.

Per le persone sorde, invece, esistono app che trasformano in testo le parole pronunciate da un interlocutore. Questo tipo di app consente ai non udenti di conversare anche con chi non conosce il linguaggio dei segni. Oppure permette loro di andare al cinema, avendo di fatto i sottotitoli del film sul proprio smartphone.

La prima tecnologia per disabili inventata da un italiano

Quando si parla di invenzioni che hanno migliorato la vita dei disabili il primo pensiero va al Braille, il sistema di scrittura e lettura per ciechi ideato nel 1821 dal francese Louis Braille.

Quello che in molti non sanno, però, è che la prima invenzione per aiutare un non vedente è di un italiano. Anzi, due.

Si tratta di Agostino Fantoni e Pellegrino Turri. Il primo era un conte toscano che nel 1802 mise a punto un prototipo di macchina da scrivere, andato perso nel tempo. Il prototipo fu realizzato per consentire alla sorella Carolina, affetta da cecità, di scrivere lettere al suo amato, Pellegrino Turri, amico del conte.

A Turri, invece, si deve l’invenzione della carta carbone. Ciò consentì di stampare le lettere digitate con l’inchiostro, mentre inizialmente venivano traforate sul foglio di carta.

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