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Digital Wallet, l’identità digitale è a un bivio

Da un convegno dell’Osservatorio Digital Identity i possibili scenari futuri a livello europeo
Uno smartphone tra le mani di una donna che accede al digital wallet per la gestione dell'identità digitale
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“Digital Wallet: identity (r)evolution” è il titolo del convegno con cui l’11 novembre scorso l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano ha presentato i risultati di uno studio sull’identità digitale.

Identità digitale, gli interessi in gioco

L’identità digitale è un tema centrale della trasformazione digitale, ma proprio per questo attira molti interessi, in parte conflittuali. Ci sono le aziende private (come banche e Big Tech) con i loro sistemi di riconoscimento. Ci sono i singoli Stati, che guardano ai sistemi di riconoscimento per migliorare i rapporti tra cittadini e Pa, ma ci vorrebbero dentro anche i privati. Poi c’è l’Ue, che attraverso l’EUDI Wallet punta a ottenere l’interoperabilità dei sistemi nazionali e il coinvolgimento dei privati.

L’identità digitale verso il digital wallet

I wallet, noti finora per i pagamenti elettronici, in futuro potrebbero trasformarsi in super-app, con dentro anche i nostri documenti pubblici ufficiali. Gli ostacoli su questo percorso sono legati alla privacy dei cittadini e alla tecnologia che l’Ue sceglierà  (con soluzioni già realizzate delle Big Tech o soluzioni nuove).

I sistemi di identità digitali sono sempre più interoperabili e transnazionali. Il wallet consente di integrare credenziali, certificazioni, pass e altri attributi – qualificati e non – in un unico strumento. Verso il wallet si muovono sia gli Stati che le Big Tech.

Quali sono i progetti di digital wallet europei

Per arrivare all’EUDI, l’Ue ha lanciato un bando da 37 milioni per lo sviluppo di progetti pilota. Ogni proposta deve nascere da almeno tre Stati membri e prevedere diversi casi d’uso, per mettere a fattor comune le esperienze virtuose e arricchire il wallet con una molteplicità di servizi, accessibili anche oltre i confini del singolo Stato.

I progetti pilota più noti sono quattro:

Potential (apertura nuova utenza telco o conto bancario, digitalizzazione patente, servizi governativi, dati sanitari);

Nobid (pagamenti digitali);

EU Digital Identity Wallet Consortium (viaggi e turismo, pagamenti digitali e identità digitale per organizzazioni);

Digital Credentials for Europe (formazione universitaria).

Identità digitale e digital wallet per le imprese private

Nel rapporto che le aziende private hanno con i sistemi di identità digitale resta ancora molto da fare. L’80% delle grandi aziende nei settori finance, telco e utility ha l’onboarding digitale, ma il wallet resta un miraggio. Il 63% di queste aziende non ha mai pensato di rendere i suoi servizi accessibili con SPID e CIE. A ottobre 2022 le aziende private aderenti a SPID sono solo 141 e quelle a CIE 19. Nonostante un bacino potenziale di 175mila imprese.

Manca l’interoperabilità dei sistemi. Solo il 12% valuta di valorizzare l’identità utente per abilitare l’accesso anche a servizi di terzi. Sono pochissimi gli attori privati italiani nei consorzi europei. Senza una chiara strategia sull’identità digitale, sarà difficile per l’Italia cogliere le opportunità del wallet comunitario, facendo parte di questa rivoluzione senza esserne travolti.

Digital wallet: evoluzione o rivoluzione?

L’identità digitale è a un bivio: se il wallet sarà solo un nuovo “contenitore” per identità digitali e credenziali, si realizzerà solo una evoluzione.

Se invece si avrà interoperabilità, sinergia tra servizi digitali in Stati diversi, capillarità in diversi ambiti e coinvolgimento di nuovi attori, allora si assisterà davvero alla rivoluzione dell’identità digitale.

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