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Verifica dell’identità digitale in sicurezza, cosa c’è da sapere

La verifica dell'identità digitale è un processo fondamentale per garantire l'autenticità delle informazioni fornite dagli utenti e prevenire eventuali attività fraudolente.
Verifica dell'identità digitale in sicurezza, cosa c'è da sapere
Tempo di lettura: 4 minuti

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Verifica dell’identità vs controllo dell’identità: quali sono le differenze?

In un’epoca in cui le attività quotidiane come lo shopping, la comunicazione e il lavoro sono sempre più legate al mondo digitale, è fondamentale garantire che le informazioni personali siano protette e sicure per prevenire il furto di identità, frodi e altri crimini informatici.

In questo contesto, la verifica dell’identità digitale svolge un ruolo fondamentale perché permette di garantire che una persona è chi dice di essere quando accede a servizi online oppure compie transazioni digitali. In pratica, non è altro che un processo di convalida e conferma l’autenticità di un’identità che viene fornita da un individuo, certificando la legittimità delle informazioni utilizzate per l’accesso a un sistema o servizio.

La verifica dell’identità non deve essere confusa con il controllo dell’identità poiché si tratta di due processi differenti ma spesso erroneamente considerati equivalenti. Nel primo caso, l’espressione “verifica dell’identità” si riferisce a una verifica che può essere effettuata da vari soggetti, come ad esempio una banca o una piattaforma online, che ha come obiettivo quello di confermare l’identità digitale di un utente tramite una serie di tecnologie e prassi che attestino la veridicità dei dati forniti al momento dell’iscrizione o dell’accesso.

Nel secondo caso, invece, si parla di “controllo dell’identità” quando una persona è chiamata a dimostrare la propria identità in situazioni particolari, ad esempio durante un controllo di polizia o all’ingresso di un edificio. In base al contesto in cui è necessario dare prova della propria identità, il controllo della stessa può assumere forme diverse, come la presentazione di documenti di identità (ad esempio una carta d’identità o il passaporto) o la conferma mediante riconoscimento facciale o impronta digitale, grazie all’utilizzo di tecnologie come la biometria.

Che cos’è il KYC e perché è importante adottarlo?

Un’altra differenza tra verifica e controllo dell’identità riguarda l’uso del KYC (Know Your Customer), letteralmente “conosci il tuo cliente”, un processo di riconoscimento utilizzato dalla aziende che ha lo scopo di verificare l’identità digitale dei propri clienti al fine di prevenire comportamenti illegali e potenziali rischi di frode.

I principali obiettivi del KYC sono stabilire l’identità del cliente, comprendere la natura delle attività che intende svolgere e valutare i possibili rischi associati. Tale processo di onboarding dei clienti è la spina dorsale di qualsiasi programma di compliance e gestione del Risk management, inoltre va ricordato che consente di soddisfare gli obblighi di legge imposti dall’AMLD (Anti Money Laundry Directives), la direttiva europea antiriciclaggio che stabilisce le regole e i quadri di riferimento a cui gli Stati membri devono aderire al fine di prevenire e combattere il riciclaggio di denaro e le attività di finanziamento del terrorismo.

Sono tre le fasi di cui si compone un efficace sistema KYC:

  1. Customer Identification Program (CIP): in che modo è possibile sapere che qualcuno è chi dice di essere? Il furto d’identità è una delle minacce più comuni ed è per contrastare queste attività che il CIP impone a chiunque effettui transazioni finanziarie di verificare la propria identità attraverso una serie di requisiti minimi che includono la raccolta di informazioni tra cui nome dell’individuo, la data di nascita e l’indirizzo di residenza;
  2. Customer Due Diligence (CDD): assicurarsi che un potenziali cliente sia affidabile è il primo passo per prevenire potenziali rischi legati alla sua attività. La CCD è un elemento critico del programma di KYC e si compone di tre livelli:
    • Simplified Due Diligence (SDD): si applica in situazioni in cui il rischio di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo è basso e non è necessaria una CDD completa, come nel caso di  conti di basso valore;
    • Basic Customer Due Diligence (CDD): è costituita dalle informazioni ottenute dal cliente al fine di verificarne l’identità e valutare i rischi associati;
    • Enhanced Due Diligence (EDD): è l’insieme delle informazioni aggiuntive raccolte sui clienti che sono considerati a più alto rischio. Tali dati offrono un approfondimento ulteriore sulle attività di questa tipologia di clienti al fine di ridurre i rischi associati.
  3. Ongoing Monitoring: naturalmente non basta controllare il cliente una sola volta, ma è necessario disporre di un programma di monitoraggio continuo che permetta di rilevare tempestivamente delle eventuali anomalie o attività sospette. In questo modo, è possibile adottare le misure necessarie per mitigare i rischi e garantire una maggiore sicurezza dei propri servizi.

In sintesi, il KYC è un processo fondamentale per proteggere tanto le aziende quanto i loro clienti, garantendo un ambiente digitale sicuro e affidabile. La corretta implementazione di un sistema KYC non solo permette di essere in regola con le leggi vigenti, ma rappresenta anche una strategia per prevenire potenziali attività criminali e proteggere la fiducia dei propri utenti.

Inoltre, grazie all’impiego di tecnologie innovative e all’avanguardia, come l’Intelligenza Artificiale, le aziende possono implementare procedure di Digital Onboarding che sono in grado di semplificare, accelerare e ottimizzare le procedure di verifica dell’identità, riducendo tempi e costi per le aziende e al tempo stesso garantendo una Customer experience di alta qualità.

Come avviene la verifica dei documenti per l’identità digitale?

Le identità elettroniche, SPID su tutte, e strumenti come la firma digitale, sono diventati una parte sempre più importante della vita moderna. Basti pensare che secondo i dati di AgID -Agenzia per l’Italia digitale- nel 2023 in Italia sono stati registrati circa 30.209.106 certificati di firma attivi di cui l’83% basato su firma remota.

Affinché questi strumenti siano affidabili, validi ai fini legali e riconosciuti da tutti i soggetti coinvolti, è necessario che la verifica dei documenti di identità avvenga in modo accurato, al fine di garantire la conformità delle informazioni fornite dall’utente e l’autenticità dei dati.

Per rispondere a questa esigenza, lo Stato mette a disposizione degli identity provider, e di tutti quei soggetti che acquisiscono documenti di identità, due piattaforme che permettono di verificare la validità, l’autenticità e il legittimo uso dei suddetti documenti.

Vediamo brevemente che cosa sono queste piattaforme e come funzionano:

  1. SCIPAFI: il Sistema Centralizzato Informatico per la Prevenzione Amministrativa del Furto d’Identità, piattaforma gestita dalla Consap per conto del Ministero dell’Economia e CrimNet, nasce con il fine di consentire la verifica dei documenti nelle pratiche di rilascio di SIM telefoniche e finanziamenti. In seguito, il suo utilizzo è stato esteso ai rilasci di firme digitali e identità elettroniche SPID;
  2. Sistema CrimNet: è invece la piattaforma messa a disposizione dal Ministero dell’Interno e serve a confermare che il documento verificato non sia stato rubato, smarrito o denunciato.

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