Close

PNRR e fondi per l’Identità Digitale, a che punto siamo?

Il PNRR rappresenta un'opportunità per l'Italia di migliorare la propria posizione in ambito digitale e rendere più accessibile l'utilizzo dei servizi della Pubblica Amministrazione. L'identità digitale rappresenta un tassello fondamentale di questo processo di trasformazione e il suo sviluppo e diffusione sono cruciali per garantire una maggiore semplificazione, efficienza ed inclusione nella società digitale.
PNRR e fondi per l'Identità Digitale, a che punto siamo?
Tempo di lettura: 3 minuti

Indice dei contenuti

Il PNRR e la grande sfida della digitalizzazione

La pandemia e le conseguenze economiche e sociali che ne sono derivate hanno messo in evidenza l’importanza della digitalizzazione per la ripresa del Paese. Il PNRR -acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza– è stato pensato proprio con l’obiettivo di rispondere a questa sfida importante per rimettere in moto l’economia e far fronte alle nuove esigenze che si sono presentate.

Il pacchetto di investimenti e riforme voluto dal Governo italiano nell’ambito del programma Next Generation EU dell’Unione europea, prevede risorse da impiegare nel periodo 2021-2026 al fine di costruire un’Europa più verde, digitale e resiliente, che sia in grado di affrontare eventuali crisi future e possa garantire una crescita sostenibile e inclusiva.

In totale, le risorse stanziate per il PNRR sono pari a 191,5 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 30,6 miliardi finanziati dallo Stato italiano con il Piano Nazionale Complementare. Il Piano si articola in 7 Missioni, vale a dire aree tematiche principali su cui intervenire, individuate in piena coerenza con i 6 pilastri del Next Generation EU.

Le Missioni -Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, Rivoluzione verde e transizione ecologica, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, Istruzione e ricerca, Inclusione e coesione, Salute e RePower EU- si articolano in Componenti, ossia aree di intervento che affrontano sfide specifiche, composte a loro volta da Investimenti e Riforme.

Il PNRR rappresenta un’occasione unica e irripetibile per rilanciare l’economia italiana e per investire in infrastrutture, innovazione, ambiente e inclusione sociale.

In questo scenario, la digitalizzazione è vista come uno dei driver fondamentali per la crescita del Paese che, grazie ai fondi europei previsti dal Piano, potrà accelerare il processo di trasformazione digitale in diversi ambiti, tra cui la Pubblica Amministrazione e l’identità digitale.

I cittadini italiani beneficeranno di trasporti più moderni, sostenibili e diffusi sul territorio, mentre la sanità sarà più vicina alle persone e sempre più efficiente grazie all’utilizzo di tecnologie innovative. Gli investimenti e le riforme, inoltre, renderanno il Paese più territorialmente coeso, con un mercato del lavoro dinamico e privo di discriminazioni generazionali e di genere

In aggiunta, con l’integrazione degli interventi previsti dal Repower EU, l’Italia potrà ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili e accelerare il processo di transizione verde, creare competenze diffuse nei settori pubblico e privato su tematiche green, potenziare le infrastrutture e gli impianti energetici allo scopo di favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili. 

PNRR e PA: la sfida della semplificazione e dell’innovazione digitale

Tra le Missioni indicate dal PNRR, quella dedicata a “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” rappresenta una delle più rilevanti, che punta a creare le basi per una Pubblica Amministrazione più efficiente e all’avanguardia a livello tecnologico.

Nel dettaglio, gli obiettivi che compongono quella che è la prima Missione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono promuovere e sostenere la transizione digitale, sia nel settore privato che nella PA, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in turismo e cultura considerati due settori chiave per l’Italia.

Relativamente alla digitalizzazione del settore della Pubblica Amministrazione il Piano prevede il rafforzamento delle infrastrutture digitali della PA, la facilitazione alla migrazione al cloud, la riforma dei processi di acquisto di servizi ICT e un ampliamento dell’offerta di servizi ai cittadini in modalità digitale.

Nel processo di trasformazione in chiave digitale della Pubblica Amministrazione, l’accessibilità dei servizi pubblici gioca un ruolo cruciale per garantire l’efficienza e la semplificazione dei rapporti tra cittadini e istituzioni. In questo contesto, l’identità digitale assume un ruolo sempre più rilevante e strumenti come SPID e CIE, a cui si aggiungono PagoPa e App IO , diventano elementi essenziali di un ecosistema complesso che consente ai cittadini di accedere a un’ampia gamma di servizi digitali in maniera sicura, semplice e conveniente.

Gli investimenti relativi alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione previsti dal PNRR si possono riassumere in sette punti-chiave:

  1. Infrastrutture digitali;
  2. Abilitazione e facilitazione migrazione al Cloud;
  3. Dati e interoperabilità;
  4. Servizi digitali e cittadinanza digitale;
  5. Cybersecurity;
  6. Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali;
  7. Competenze digitali di base.

I prossimi obiettivi del PNRR: l’identità digitale come strumento di semplificazione e inclusione

Il percorso di digitalizzazione delineato dal PNRR prevede un’imponente opera di riforma del settore pubblico, che mira a rendere l’Amministrazione più efficiente e moderna, garantendo una maggiore trasparenza e un rapporto più diretto con i cittadini.

Il prossimo passo della nella roadmap del Piano, come evidenziato in un articolo pubblicato su Il Sole 24 ore, prevede che entro la fine del 2025 ben 42,5 milioni di cittadini abbiano un’identità digitale.

Un traguardo che non sembra essere così lontano se si guarda ai numeri di SPID e CIE, i due sistemi di autenticazione ai servizi online della PA che sono rispettivamente in mano a 36,4 e 39,3 milioni di cittadini. Va però sottolineato che nel corso del 2023 è calato il trend di crescita dei rilasci di SPID e sono rimasti stabili gli accessi dei singoli utenti.

Dai dati condivisi nell’articolo del quotidiano economico-politico-finanziario italiano, emerge che il Sistema Pubblico d’Identità Digitale è stato usato in media 25 volte all’anno. Mentre la CIE, la carta d’identità elettronica, è stata utilizzata da appena 4 milioni di cittadini. Ma non è tutto: a giugno del 2024 dovrebbe arrivare la versione pubblica dell’IT wallet,  il portafoglio digitale che si inserisce nel progetto europeo European Digital Identity Wallet e permetterà a ogni cittadino di raccogliere in un unico luogo virtuale tutta la documentazione personale.

TAG

Ascolta l'articolo

Ascolta l'articolo

Articoli più recenti

Condividi articolo