Accedi con SPID e CIE, i vantaggi per le aziende

Un senior con un tablet sorridente per i vantaggi di accedi con Spid.

Aumenta sempre più la diffusione di SPID e CIE in Italia, ma non cresce da parte delle aziende private il ricorso all’identità digitale come strumento per identificare e autenticare i propri clienti e farli accedere ai servizi online. Tutto questo, nonostante i vantaggi competitivi che si ottengono implementando sui propri siti web le funzioni “Accedi con SPID” e “Accedi con CIE”, e nonostante la sempre maggiore spinta all’uso di tali soluzioni proveniente anche dal versante normativo.

La diffusione di SPID e CIE in Italia

Al 7 aprile 2024, sul sito avanzamentodigitale.italia.it risultano emesse 37.679.351 identità digitali SPID, con 18.109 amministrazioni pubbliche attive in veste di service provider e 192 fornitori di servizi privati.

Al 15 aprile 2024, sul sito del Ministero degli Interni risulta che le CIE emesse sono 43.583.144. Non tutte, però, consentono di identificarsi digitalmente tramite l’app CIEid. Infatti, da una rilevazione statistica condotta dall’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano in collaborazione con Ipsos – su un campione di 1000 persone, rappresentativo della popolazione internet italiana tra i 18 e i 75 anni, stimata in 36 milioni di persone – risulta che soltanto il 52% delle CIE attualmente in circolazione (18,7 milioni) sono di tipo 3.0, cioè l’unico che consente l’identificazione digitale del suo titolare. L’uso effettivo che si fa della CIE 3.0 è ancora inferiore, visto che soltanto il 19% del campione intervistato usa l’app CIEid.

SPID e CIE per l’onboarding dei clienti: aziende private in ritardo

In base ai dati diffusi dall’Osservatorio Digital Identity in occasione del convegno annuale svolto a novembre del 2023, per SPID e CIE emerge anche che, se da un lato sono due strumenti ormai diffusissimi tra i cittadini e abilitati in maniera massiccia dalle pubbliche amministrazioni (merito soprattutto di una normativa che li ha imposti come metodi di accesso ai servizi pubblici online) dall’altro si registra un notevole ritardo nell’uso di SPID e CIE da parte del settore privato.

Come riportato dall’Osservatorio, gli accessi ai servizi online effettuati dagli utenti usando SPID sono stati ben 902 milioni nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2023. Sono 4 milioni, invece, gli utenti dell’app CIEid, che quindi scelgono di accedere ai servizi online usando la carta d’identità elettronica. Questi numeri, tuttavia, si devono essenzialmente all’accesso degli utenti ai servizi online pubblici.

Infatti, a ottobre 2023 i soggetti pubblici che consentono l’accesso ai propri servizi online con SPID sono 14.713, mentre sono 7.703 quelli che consentono l’accesso con CIE. Per contro, le aziende private che si affidano a SPID o CIE per autenticare i propri utenti online sono soltanto 221 per SPID e appena 53 per CIE.

Vantaggi dell’onboarding digitale con SPID e CIE

Lo scarso appeal che le identità digitali hanno esercitato fino a questo momento nei confronti delle aziende private non è giustificabile, ma semmai testimonia l’incapacità, trasversale a tutti i settori produttivi, di cogliere i molteplici vantaggi di SPID e CIE per le aziende private.

Infatti, per le aziende private, permettere ai propri utenti di accedere alla loro area riservata autenticandosi con SPID o CIE produce i seguenti risultati positivi:

semplifica il processo di onboarding e ne riduce i costi: pensiamo a un’azienda che consenta ai clienti di accedere al proprio e-commerce autenticandosi con SPID o CIE. Avendo la certezza dell’identità dell’utente, l’azienda può impostare un processo automatico per cui – senza l’intervento di un operatore umano – quando il cliente acquista un prodotto o un servizio, riceve in automatico il relativo contratto compilato con i suoi dati personali; inoltre, sempre grazie ai dati raccolti con SPID o CIE, l’azienda può emettere a nome del cliente anche un certificato di firma usa e getta, per consentirgli di firmare digitalmente il contratto; infine, in automatico l’azienda può inviare al cliente la fattura d’acquisto, correttamente intestata.

– consente di risultare conformi alle norme più stringenti di settore (Direttiva AML e Adeguata Verifica);

– consente di ottenere dai clienti dati validi e certificati, eliminando completamente la possibilità che vengano commessi errori nel processo di data entry;

– offre ai propri clienti una user experience semplice, da qualsiasi tipo di dispositivo.

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Anche il legislatore spinge per l’uso di SPID e CIE per autenticare i clienti

Che l’uso di SPID e CIE per autenticare online i propri clienti sia vantaggioso e soprattutto sicuro lo dimostrano anche due norme emesse in Italia negli ultimi anni con riferimento a due settori fortemente regolamentati.

La prima norma è il cosiddetto Decreto Giochi (D. Lgs. 25 marzo 2024, n. 41 contenente disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza, ai sensi dell’articolo 15 della legge 9 agosto 2023, n. 111). All’articolo 6, comma 8, lettera b), tale decreto stabilisce che l’identificazione del giocatore che intenda aprire un conto di gioco online possa avvenire “esclusivamente con l’utilizzo di un valido documento di identità o di altro strumento di identificazione digitale anche con sicurezza di secondo livello, riconosciuto in Italia”.

Un’altra fondamentale norma è, invece, il Decreto Semplificazioni (d.l. n. 76/2020), approvato in epoca di emergenza Covid, che ha introdotto importanti novità nella disciplina antiriciclaggio, soprattutto per quanto riguarda le procedure di identificazione della clientela per l’accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi: con questo provvedimento, nel caso di clienti in possesso di un’identità digitale SPID o CIE, è stata introdotta la possibilità considerare assolto l’obbligo di identificazione, rimuovendo la necessità di raccogliere, nella sessione a distanza, anche gli estremi del documento di riconoscimento.

Cosa fare per autenticare i clienti online con SPID e CIE

Una volta compresi i vantaggi dell’autenticazione dei clienti tramite SPID e CIE, per le aziende private interessate a implementare tale servizio sui propri siti web si pone il problema di come procedere. Qual è l’iter da seguire, quali competenze richiede e quale effort impone?

Bisogna innanzitutto chiarire che per consentire ai propri utenti e clienti di autenticarsi online tramite SPID e CIE è necessario diventare un service provider. Un service provider è un soggetto, pubblico o privato, che grazie a una specifica convenzione stipulata con AgID (l’Agenzia per l’Italia Digitale) può erogare i propri servizi a tutti coloro che sono in possesso di un’identità digitale SPID e CIE.

L’iter che porta alla sottoscrizione della convenzione con AgID è abbastanza laborioso. Pertanto, potrebbe risultare particolarmente impegnativo e complesso per un’azienda privata, la quale potrebbe non avere i requisiti, le competenze o le risorse necessarie per portare a termine la procedura.

Proprio per ovviare a tali limiti, le aziende private hanno una seconda strada: ricorrere ai soggetti aggregatori.

I soggetti aggregatori sono aziende private, debitamente accreditate presso AgID e iscritte in uno specifico elenco pubblico, che per la loro competenza e affidabilità possono aiutare le aziende a erogare i loro servizi online, senza dover diventare dei service provider.

I soggetti aggregatori sono pubblici, se operano al servizio delle pubbliche amministrazioni, oppure privati, quando supportano le aziende private. Attualmente, in Italia i soggetti aggregatori privati sono venti, tra cui figurano Namirial e Unimatica. Appare del tutto evidente che, rivolgendosi a un soggetto aggregatore, qualsiasi azienda privata ottiene facilmente i vantaggi dell’onboarding dei clienti tramite SPID o CIE, delegando al soggetto aggregatore tutte le complessità di tipo burocratico, implementativo e gestionale.

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