Data Lineage, tracciare le informazioni aziendali per le risorse umane

Data Lineage, tracciare le informazioni aziendali per le risorse umane

Data Lineage: che cos’è e a cosa serve?

Il profondo cambiamento che la trasformazione digitale ha portato nel mondo è innegabile e ha evidenziato che i dati sono per qualsiasi azienda la risorsa più preziosa e devono essere gestiti efficacemente perché possono essere utilizzati per prendere decisioni informate, analizzare le tendenze e sviluppare nuovi prodotti. I dati sono davvero ovunque e per le aziende che vogliono rimanere competitive in un mondo sempre più digitale comprenderli è essenziale.

È qui che entra in gioco il Data Lineage (DL) che consente di scavare fino alle origini di questa miniera d’oro, darle un senso e assicurarsi che le informazioni aziendali siano gestite e utilizzate correttamente nel pieno rispetto delle normative come il GDPR.

Che cos’è il Data Lineage? Si tratta di una disciplina della data science che si occupa di tracciare il ciclo di vita dei dati, dalle origini alla destinazione, per capire come cambiano nel tempo e in che modo vengono utilizzati. Risponde quindi alla domanda “Da dove vengono e dove vanno questi dati?” con l’obiettivo di fornire una visione completa e dettagliata di come i dati vengono estratti dalle diverse fonti, lavorati e trasformati (ad esempio: database, data lake, data warehouse, eccetera).

Utilizzando un sistema DL, le aziende possono sapere ciò che accade ai dati mentre passano attraverso varie pipeline, risalire più facilmente agli errori e risolvere in maniera rapida i problemi che si verificano nel processo di analisi per implementare misure volte ad aumentare la qualità delle informazioni e a ottimizzare l’utilizzo delle risorse.

Ciò si traduce in risparmio di tempo e riduzione dei costi a cui si aggiunge la possibilità di migliorare enormemente l’efficienza della Business Intelligence (BI) per ridurre i rischi e prendere decisioni ponderate, accelerando il processo di trasformazione dei dati in valore.

Va inoltre evidenziato che definire le origini e le trasformazioni dei dati è essenziale in qualsiasi data governance strategy, ossia l’insieme delle pratiche e dei processi che permettono alle aziende di gestire i dati in modo sicuro, efficace ed etico.

Perché è importante il Data Lineage?

Le informazioni fornite dal Data Lineage favoriscono l’uso corretto dei dati, in quanto consentono alle aziende di comprenderne l’origine e l’evoluzione, in modo da poterli utilizzare nel modo più appropriato allo scopo. Il mancato accesso a questi dettagli può portare ad analisi incomplete o addirittura imprecise, rendendo difficile sfruttare appieno il potenziale valore commerciale dei dati.

Inoltre, un sistema Data Lineage ben implementato consente alle aziende di rilevare le anomalie nei flussi informativi aziendali. Questo può aiutare le aziende a identificare e risolvere potenziali problemi di sicurezza, a ridurre i rischi associati agli errori causati dai processi manuali e ad assicurarsi che i dati vengano utilizzati in conformità con le normative sulla privacy dei dati.

Ecco quali sono alcuni dei principali vantaggi offerti dal Data Lineage:

  • Analisi più accurate e utili: grazie al DL è possibile sapere da dove provengono i dati e che cosa significano. Ciò consente di ottenere informazioni significative che possono guidare il processo decisionale aziendale;
  • Una governance dei dati più forte: l’adozione del DL aiuta le aziende a gestire i dati correttamente e ad utilizzarli nel pieno rispetto delle normative;
  • Utilizzo più efficiente delle risorse: grazie alla comprensione del flusso di dati, le aziende possono utilizzare meglio le risorse disponibili per ottimizzare le prestazioni;
  • Sicurezza e privacy: le informazioni sul percorso dei dati permettono di identificare i dati più sensibili che richiedono l’implementazione di misure di sicurezza aggiuntive. In più, possono essere utilizzate per impostare diversi livelli di accesso degli utenti in base alle politiche di sicurezza e di privacy.
  • Riduzione di rischio: il DL garantisce il corretto utilizzo dei dati e facilita la risoluzione di eventuali problemi nel processo di analisi, migliorando il risk management poiché assicura che le informazioni siano processate e archiviate secondo le policy di data governance;
  • Risparmio di tempo e aumento della produttività: il DL consente alle aziende di completare i processi di elaborazione dei dati in modo più rapido ed efficiente. Ciò consente ai team di risparmiare tempo e aumentare la produttività;
  • Aumentare l’efficienza operativa: oggi le aziende si affidano ai sistemi di BI e ai Decision Support System (DSS), utilizzati anche nella gestione delle risorse umane, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza delle operazioni. Utilizzando il DL, questi sistemi possono essere ulteriormente ottimizzati per migliorare l’accuratezza dei risultati e consentire una migliore pianificazione che sostenga gli obiettivi strategici dell’azienda. L’adozione della tecnologia, come evidenziato dal Future of Jobs Report 2023 del World Economic Forum, sarà un fattore chiave della trasformazione aziendale e nei prossimi cinque anni giocherà un ruolo sempre più importante anche nel reclutamento, nella selezione del personale e nella formazione. Pertanto, l’uso del DL sarà essenziale per garantire che i dati siano adeguatamente tracciati e gestiti al fine di promuovere l’innovazione, l’efficienza e la sicurezza.

Qual è il Business Value del Data Lineage?

Alla luce di quanto detto, è facile comprendere il grande valore del Data Lineage all’interno di qualsiasi strategia data-driven. Il DL può fornire una visione completa dei flussi di dati, delle loro origini e delle loro trasformazioni, con notevoli vantaggi per le aziende.

Da un lato, la comprensione puntuale del flusso di informazioni aziendali aiuta a identificare più rapidamente potenziali problemi o anomalie e a risolverli in modo più efficiente. Dall’altro lato, fornisce informazioni necessarie per sviluppare strategie di governance dei dati nel rispetto delle normative su sicurezza e privacy.

Un sistema DL è, quindi, una risorsa preziosa per ottimizzare l’utilizzo dei dati, migliorare l’accuratezza delle analisi e generare approfondimenti significativi che aiutino a riconoscere opportunità e a costruire un vantaggio competitivo. Questo porta a un risparmio di tempo e a una riduzione dei costi, oltre a una migliore gestione del rischio.

In sintesi, il Data Lineage fornisce alle aziende la chiave per sbloccare il pieno potenziale del loro patrimonio informativo, consentendo loro di fare un uso più efficiente dei dati al fine di ottenere un maggiore successo nell’attuazione di strategie volte a sostenere il raggiungimento degli obiettivi di business.

I 5 vantaggi del cloud per l’edilizia

Architetto usa il BIM collaborativo grazie al cloud.

La nuova frontiera dell’edilizia è la progettazione in cloud, che rappresenta un’evoluzione del Building Information Modeling capace di portare vantaggi all’intero settore.

I limiti del Building Information Modeling

Di Building Information Modeling e dei vantaggi che apporta abbiamo già parlato in questo nostro articolo che spiega cos’è il BIM.

Tuttavia, il Building Information Modeling presenta anche dei limiti.

  1. Costi iniziali per hardware, software e formazione del personale, che potrebbero risultare proibitivi per piccole imprese o professionisti indipendenti.
  2. Tempi richiesti per acquisire le competenze necessarie a usare i programmi.
  3. Rischi di rallentamenti dovuti a: obbligo di standardizzazione delle pratiche e dei flussi di lavoro, interoperabilità tra i software e collaborazione tra gli attori coinvolti.
  4. Qualità dei dati. La collaborazione a uno stesso progetto da parte di più soggetti, con informazioni provenienti da fonti diverse, potrebbe tradursi in dati non pienamente affidabili. Un problema che cresce al crescere del progetto o delle professionalità chiamate a collaborare.
  5.  Sicurezza. Il lavoro in condivisione richiede una solida sicurezza informatica, per evitare accessi non autorizzati o perdite di dati sensibili.

I vantaggi del cloud computing abbinato al BIM

Il ricorso a tecnologie cloud risolve i problemi tipici del BIM tradizionale e consente di sfruttarne al massimo le potenzialità. Tra i vantaggi apportati dal cloud abbiamo:

  1. Accessibilità e condivisione semplificata. Il cloud consente di archiviare i modelli BIM in un ambiente virtuale accessibile da qualsiasi luogo e dispositivo. Ciò consente ai vari professionisti di collaborare simultaneamente al modello, ridurre i tempi delle comunicazioni e prendere decisioni informate in tempo reale.
  2. Aggiornamenti istantanei. La presenza di un unico modello condiviso in cloud garantisce a tutti l’accesso alle informazioni più recenti e riduce gli errori legati all’uso di versioni non aggiornate.
  3. Scalabilità. Con il cloud si possono aumentare le risorse computazionali in base alle esigenze (come, ad esempio, durante la fase di rendering o simulazione) in modo rapido e senza dover sostenere i costi per l’acquisto in proprio dell’hardware aggiuntivo.
  4. Sicurezza dei dati. I servizi cloud offrono ampia capacità di archiviazione e backup automatico su sistemi sempre aggiornati. Ciò libera le aziende dal compito di proteggere i propri dati, funzione svolta da chi fornisce il servizio.
  5. Meno costi generali. Grazie al cloud, le organizzazioni possono ridurre i costi di acquisto, manutenzione e aggiornamento delle infrastrutture informatiche locali.

Building in Cloud: la piattaforma gratuita di Namirial per la BIM collaboration

Tra gli strumenti capaci di coniugare il metodo BIM e il cloud computing si distingue Building in Cloud (BiC) piattaforma gratuita creata da Namirial per consentire la BIM collaboration.

Namirial Building in Cloud è un unico strumento cloud dedicato ai gruppi di lavoro e alle PA che desiderano operare in un ambiente di lavoro condiviso, capace di sfruttare a 360 gradi le potenzialità offerte dal BIM, oltre a varie funzionalità per avere sempre a portata di mano tutte le informazioni del progetto.

In quest’ottica, in Building in Cloud sono presenti tutti i principali visualizzatori tipici del settore delle costruzioni, quali modelli BIM sia in formato Revit che IFC, file DWG e PDF con Markup integrato, oltre a specifiche funzionalità di BIM e Team Management avanzate.

Sono disponibili, inoltre, funzionalità specifiche per la gestione della manutenzione degli edifici, in grado di sfruttare le potenzialità delle informazioni contenute nei modelli BIM.

Con Building in Cloud, Namirial rafforza la sua presenza nel mercato dei software per l’edilizia, con una soluzione che consente a progettisti, imprese di costruzione, committenti e manutentori di collaborare in maniera innovativa durante l’intero ciclo di vita degli edifici o delle infrastrutture, in linea con le normative UNI 11337 e ISO 19650.

Per approfondire le potenzialità della nuova piattaforma è possibile visitare la pagina dedicata a Building in Cloud sul sito di Namirial Edilizia.

Fattura elettronica europea: nuove specifiche tecniche dal 15 maggio 2023

Fattura elettronica europea: nuove specifiche tecniche dal 15 maggio 2023

Fatturazione elettronica europea: che cosa prevedono le nuove specifiche?

A seguito del rilascio della Spring Release della norma europea EN16931, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la nuova versione delle specifiche tecniche della fatturazione elettronica, utilizzabili a partire dal 15 maggio 2023. La notizia è stata pubblicata sul sito web dell’Agenzia, nell’area Fatture e corrispettivi.

Nel documento sono illustrate le regole tecniche del processo di gestione da parte del Sistema di Interscambio (SdI) delle fatture elettroniche di cui all’art. 3, comma 1, del Decreto Legislativo 148/2018, conformi agli standard europei.

In particolare, nelle nuove specifiche tecniche sono descritte le regole del processo di ricezione, controllo e inoltro delle fatture in formato UBL (Universal Business Language) o CII (Cross Industry Invoice) provenienti dall’estero e quelle di una fattura in formato UBL personalizzato Italia all’interno del territorio nazionale.

In altre parole, sono state aggiornate le regole tecniche per la fattura elettronica europea verso le Pubbliche Amministrazioni, intervenendo sulla mappatura e sui meccanismi di traduzione tra il formato Ubl e quello Fattura Pa (formato XmlPa).

In questo modo vengono gestiti i due formati previsti dalla direttiva Ue 2014/55 e recepiti con il D.Lgs. 148/2018, con cui, va ricordato, è stato introdotto l’obbligo per le amministrazioni centrali di ricevere ed elaborare le fatture elettroniche conformi allo standard europeo EN 16931–1 sulla fatturazione elettronica negli appalti pubblici.

FatturePlus: la soluzione Namirial per la fattura elettronica

Gestire le fatture elettroniche è più semplice e veloce con FatturePlus di Namirial, la soluzione dedicata alla fatturazione elettronica tra privati (B2B) e verso la Pubblica Amministrazione, che si adatta alle esigenze di una piccola impresa, di un professionista o di un commercialista che assiste più aziende e clienti allo stesso tempo.

Dialoga con il sistema di interscambio (SDI) in modo facile, veloce e automatizzato. Fruibile da qualsiasi dispositivo, la soluzione Namirial per la fattura elettronica permette inoltre di gestire sia il ciclo attivo sia quello passivo. Genera fatture ordinarie, semplificate e parcelle. FatturePlus è più di una semplice applicazione di fatturazione elettronica: infatti gestisce anche l’anagrafica dei clientidei fornitoridegli articoli e le tabelle delle aliquote IVA.

Grazie al pannello di controllo è inoltre possibile visualizzare l’andamento economico dell’attività in ogni momento e avere sotto controllo i dati relativi alle fatture emesse e ricevute, agli incassi e ai pagamenti.

Ricapitolando, le funzionalità di FatturePlus Namirial permettono di:

  • Gestire senza difficoltà sia il ciclo attivo, sia quello passivo
  • Inviare e ricevere fatture PA e B2B
  • Emettere fatture ordinarie e semplificate in PDF
  • Aggiungere la firma elettronica automatica a ogni invio
  • Gestire l’anagrafica di clienti, fornitori e articoli
  • Gestire più codici IVA e i sezionali
  • Gestire lo scadenzario, gli incassi e i pagamenti
  • Personalizzare i template fatture

Ecco quali sono i principali vantaggi di FatturePlus Namirial:

  • Facile da usare: l’interfaccia web di FatturePlus è stata studiata per garantire la migliore esperienza per l’utente. Nel pannello di controllo iniziale avrai la situazione degli incassi e dei pagamenti sempre visibile attraverso grafici. I menù intuitivi ti permetteranno di trovare in pochi click le funzioni che desideri.
  • Flessibilepersonalizza in un attimo le fatture, inserendo il tuo logo e la tua intestazione. Collabora con il tuo commercialista fornendogli direttamente l’accesso ai documenti: non dovrai più consegnare nulla “a mano”. Le fatture elettroniche verranno inviate allo SDI in automatico e potrai spedire via mail le fatture di cortesia ai tuoi clienti.
  • Completo: FatturePlus memorizza i dati principali delle anagrafiche dei tuoi clienti e fornitori e crea in automatico il database della tua azienda. Tieni sempre sotto controllo la tua attività con la funzione della reportistica e sfrutta tutti i vantaggi del gestionale integrato.

Puoi provare gratis FatturePlus Namirial per 30 giorni. Inoltre, se procedi all’acquisto entro il 30 giugno 2023, il primo anno paghi solo 99€ +IVA anziché 110€ + IVA.

Rientri nel regime dei minimi e forfettari? L’offerta è ancora più vantaggiosa: infatti, se acquisti entro il 30 giugno 2023 paghi 19,90€ +IVA anzichè 48,00€ +IVA.

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Come si verifica la firma digitale su un documento

Verifica firma digitale di un documento.

La firma digitale è diventata ormai uno strumento essenziale nella gestione dei documenti, che sono sempre meno cartacei e sempre più in formato elettronico.

Come è noto, la firma digitale ha lo stesso valore della firma autografa e garantisce l’autenticità e l’integrità di messaggi e documenti informatici.

Tuttavia, al momento della firma il certificato digitale connesso a essa non deve essere scaduto, revocato o sospeso. In questi casi, infatti, la firma si considera non apposta e il messaggio o documento informatico non hanno valore legale.

Per questo motivo, verificare la firma digitale su un documento informatico diventa un’operazione fondamentale per capire se da esso scaturiscono effetti legali.

Vantaggi della firma digitale

La firma digitale consente di associare in modo univoco l’identità di un firmatario a un documento e di garantire l’integrità del suo contenuto.

La firma digitale di un documento elettronico rispetta i seguenti requisiti:

  • autenticità: conferma che il documento proviene effettivamente dalla persona o dall’entità indicata come firmataria;
  • integrità: fornisce la certezza che un documento non sia stato modificato o manomesso dopo la firma;
  • non ripudio: il documento firmato digitalmente ha piena validità legale e il firmatario non può negare di averlo sottoscritto per sottrarsi alle sue responsabilità.

A cosa serve la verifica della firma digitale

Ecco alcuni motivi per cui la verifica della firma digitale è importante:

  • sicurezza: la verifica della firma digitale esclude che un documento digitale sia stato modificato da terze parti non autorizzate;
  • efficienza: poter verificare in maniera semplice e rapida la validità della firma digitale di un documento, rende i processi digitali più efficienti, in sostituzione delle vecchie procedure cartacee;
  • affidabilità legale: la verifica della firma digitale fornisce una garanzia circa il valore legale e probatorio di un documento informatico.

Quali rischi si corrono se non si verifica la firma digitale

La mancata verifica della firma digitale espone ai seguenti rischi:

  • falsificazione: rischio di fare affidamento su un documento informatico il cui contenuto è stato alterato;
  • responsabilità legale: rischio di dover avviare contenziosi legali per provare l’autenticità del documento e la responsabilità del firmatario;
  • perdita di reputazione: oltre a danni materiali e problemi legali, la mancata verifica della firma digitale di un documento può danneggiare anche la propria reputazione, minando la fiducia di clienti, partner commerciali o autorità competenti.

Come si verifica la firma digitale

La verifica della firma digitale può essere svolta usando software e strumenti appositamente progettati.

I passaggi principali della procedura di verifica sono i seguenti:

  • estrazione firma: il software estrae la firma digitale dal documento firmato.
  • verifica integrità documento: il software calcola un valore hash del documento originale e lo confronta con quello incluso nella firma digitale. Se i valori corrispondono, si conferma che il documento non è stato modificato dopo la firma.
  • verifica firma: il software verifica l’autenticità della firma digitale usando la chiave pubblica associata al certificato digitale del firmatario. La chiave pubblica viene confrontata con la firma digitale per confermare che è stata generata usando la corrispondente chiave privata.
  • verifica certificato digitale: il software verifica anche il certificato digitale associato alla firma digitale, per garantire che non sia scaduto o revocato. Il certificato contiene informazioni sul firmatario, la chiave pubblica e l’autorità di certificazione che lo ha emesso.
  • risultato della verifica: al termine della procedura, il software emette un responso sulla validità della firma digitale. Se la firma viene confermata come valida, il documento è considerato autentico e integro. In caso contrario, viene segnalato un errore di verifica.
  • report di verifica ed estrazione documento originale: alcuni software, come il software di verifica firma di Namirial, al termine del processo di verifica consentono anche di scaricare un report di verifica e di estrarre il documento originale partendo da quello firmato digitalmente.

È importante notare che l’uso di software e strumenti adeguati per la verifica della firma digitale è fondamentale per garantire una procedura affidabile.

Il software di verifica firma di Namirial

Il servizio di verifica firma di Namirial è gratuito e permette di verificare se un documento è stato firmato digitalmente con una firma digitale valida o se vi è stata apposta una marca temporale.

Come tutti i principali servizi di verifica firma certificati, anche il servizio di Namirial consente di controllare la validità e integrità di un documento, l’identità del mittente e l’affidabilità della CA che ha emesso il certificato digitale associato alla firma.

Con il verificatore di firma di Namirial è possibile controllare la validità di file firmati digitalmente con estensione .pdf, .p7m e .xml o marcati temporalmente con estensione .tsr, .m7n e .tsd.

Rispetto alla maggior parte dei verificatori di firma digitale online, il servizio verifica firma di Namirial consente di:

  • caricare con un solo gesto tutti i file da verificare, grazie a un comodo e semplice drag&drop;
  • verificare contemporaneamente fino a 10 file, per un peso totale di 50 MB. Funzione particolarmente utile quando i file da verificare sono numerosi;
  • estrarre dal documento firmato digitalmente il file originario;
  • scaricare il REV, report di verifica con l’esito del controllo, a cui si può dare valore legale con un servizio di marcatura temporale.

Il servizio può essere usato accedendo alla pagina di verifica firma digitale online gratis di Namirial.

Cos’è il Sistema ATS per il recruiting e il processo di selezione

Cos'è il Sistema ATS per il recruiting e il processo di selezione

Che cosa sono i software ATS?

La ricerca di nuovi talenti è un processo estremamente importante per le aziende, perché può avere un impatto diretto sul loro successo. Per una selezione efficace dei candidati, che possa assicurare di scegliere il profilo più adatto a ricoprire una specifica posizione, durante il reclutamento l’azienda deve considerare molti fattori.

La talent acquisition è uno dei processi più dispendiosi in termini di tempo per chi si occupa di gestione delle risorse umane. Per garantire l’efficienza delle operazioni, molte aziende si avvalgono di sistemi di tracciamento dei candidati, meglio noti come software ATS.

Che cos’è un software ATS? La sigla ATS – acronimo di Applicant Tracking System – identifica una famiglia di software per le risorse umane che aiuta le aziende a ottimizzare l’intero processo di selezione e assunzione.

Un ATS offre una serie di funzionalità che permettono alle aziende di affrontare le sfide tipiche dell’onboarding, per trovare e assumere i candidati che meglio rispondono ai requisiti illustrati nella descrizione dell’offerta di lavoro.

Dalla pubblicazione dell’annuncio di lavoro all’invio di e-mail automatiche ai candidati, il software recruiting tiene traccia di tutte le attività del processo di reclutamento, candidatura e assunzione, consentendo ai team delle risorse umane di risparmiare tempo, identificare e profilare i talenti più adatti all’azienda.

Implementare un software ATS snellisce il processo di screening delle candidature, riduce i costi del processo di recruiting, automatizza la gestione di grossi volumi di CV, minimizzando il lavoro manuale, e garantisce la selezione dei candidati più qualificati per il lavoro.

Come funzionano i software ATS?

Sul mercato esistono diversi Applicant Tracking System, il cui funzionamento di base è più o meno simile: i software eseguono una scansione del database di CV, analizzando le keyword presenti e confrontandole con quelle inserite nella job description.

Quindi, per consentire ai recruiter una selezione preliminare dei candidati, il sistema estrae in automatico i CV con il maggior numero di corrispondenze per parole chiave rilevanti. In questo modo, gli addetti alla selezione possono eliminare i curricula che non soddisfano i requisiti e concentrare i propri sforzi su quelli che hanno il potenziale per soddisfare le richieste dell’azienda.

I migliori software ATS utilizzano tecnologie all’avanguardia, come l’elaborazione del linguaggio naturale e l’Intelligenza Artificiale, per vagliare e ordinare i curricula dei candidati, rendendo più facile e veloce una serie di passaggi che altrimenti dovrebbero essere svolti manualmente. Ciò si traduce in un risparmio di tempo e denaro, oltre a un maggior livello di accuratezza nel processo di selezione.

Inoltre, questo tipo di software consente alle aziende di raccogliere e archiviare informazioni sui candidati, che possono essere utilizzate per costruire una ricca banca dati di potenziali dipendenti.

Un sistema di tracciamento dei candidati si articola in sei fasi:

  • si crea un annuncio di lavoro e lo si inserisce nell’ATS. L’annuncio include informazioni sulla posizione da ricoprire (come il job title) o le qualifiche e il livello d’esperienza richiesti;
  • l’ATS usa le informazioni inserite nell’annuncio per creare un profilo del candidato ideale;
  • quando arrivano i curricula inviati dai candidati, l’ATS li analizza e li classifica in base alla corrispondenza con il profilo del candidato ideale;
  • i responsabili HR identificano rapidamente i candidati più qualificati e li fanno avanzare nel processo di selezione;
  • i candidati selezionati ricevono un’e-mail automatica che li informa che sono stati selezionati per un colloquio;
  • terminati i colloqui, l’ATS aiuta i recruiter a confrontare i profili e le qualifiche dei candidati incontrati, per selezionare la persona più preparata per il lavoro.

Un buon ATS fornisce report e analisi approfondite, che aiutano a prendere decisioni informate in tutte le fasi del processo di reclutamento. Questi report devono includere un riepilogo del numero di curricula ricevuti, colloqui sostenuti, offerte accettate. Un Applicant Tracking System deve anche integrarsi facilmente con altri software e sistemi aziendali, come HRIS (Human Resource Information System) e CRM (Customer Relationship Management) o esterni, tra cui job board, social media e altri strumenti di reclutamento.

Quali sono i vantaggi dei software ATS?

L’implementazione di un software ATS nel processo di reclutamento e selezione offre un grande valore aggiunto alle aziende, che si traduce in molteplici benefici.

Ecco quali sono i principali vantaggi offerti dai software ATS:

  • Processi automatizzati e più efficienti: un Applicant Tracking System trasforma il processo di reclutamento e assunzione, automatizzando le attività più noiose, come la creazione e l’invio di e-mail, la programmazione di colloqui e la raccolta di feedback. Inoltre, eliminando l’inserimento manuale dei dati, riduce la possibilità di errori e i tempi. In questo modo, anche l’esperienza complessiva del candidato risulta migliore.
  • Risparmio di tempo e costi: il software di recruiting riduce i tempi e i costi del reclutamento. Con pochi clic consente di pubblicare online le offerte di lavoro, monitorare i candidati e programmare i colloqui. Inoltre, consente di avere sempre a disposizione un database di persone da poter contattare per future offerte di lavoro.
  • Miglior processo decisionale: manager e selezionatori dispongono in tempo reale di dati completi e aggiornati, utilizzabili per prendere decisioni più informate sul processo di reclutamento. Le aziende possono gestire facilmente grandi pool di candidati, suddividendoli in categorie e monitorando i loro progressi durante il processo di assunzione.
  • Maggior employer branding: i sistemi di tracciamento dei candidati possono migliorare anche la reputazione aziendale, rendendo più facile attrarre potenziali candidati. Questi sistemi, infatti, sono in grado di pubblicare automaticamente le offerte di lavoro su più job board, consentendo al datore di lavoro di raggiungere un maggior numero di persone con una minore quantità di risorse.
  • Analisi e bilanci: un Applicant Tracking System permette di tenere sotto controllo il budget per le assunzioni e può fornire informazioni preziose sul processo di reclutamento che aiutano i datori di lavoro a migliorare le loro strategie per le assunzioni future.

Fatture estere elettroniche: tutto quello che devi sapere

Fatture estere elettroniche: tutto quello che devi sapere

Emissione fattura elettronica verso cliente estero: qual é la procedura

Le fatture estere elettroniche dal 1° luglio 2022 sono l’unico strumento ammesso nella gestione delle operazioni da e verso l’estero (UE o extra-UE). I dati relativi alle cessioni e alle prestazioni effettuate verso e da soggetti non stabiliti ai fini IVA in Italia devono infatti essere trasmessi in modalità telematica, utilizzando il formato XML, tramite Sistema di Interscambio (SdI).

È stato quindi abolito lo Spesometro Transfrontaliero, meglio conosciuto come Esterometro, l’adempimento che in precedenza doveva rispettare chi ha l’obbligo di fatturare con l’estero.

Di conseguenza sono stati stabiliti dei termini entro cui emettere le fatture estere elettroniche, con una distinzione tra l’emissione di un documento attivo e uno passivo:

  • per le operazioni attive il tempo di trasmissione è di 12 giorni dall’emissione dei documenti che dimostrino l’avvenuta cessione di beni o prestazioni di servizi oppure entro il 15 del mese successivo in caso di fattura differita;
  • per le operazioni passive la trasmissione telematica dei dati deve essere effettuata entro il 15 del mese successivo a quello di ricezione del documento comprovante l’operazione o a quello d’effettuazione dell’operazione.

Sono escluse dall’obbligo di trasmissione dei dati le operazioni per cui è stata emessa bolletta doganale e quelle relative agli acquisti di beni e servizi non rilevanti in Italia ai fini IVA, purché di importo non superiore ai 5.000 euro.

Come si compila una fattura elettronica estera

Per compilare le fatture estere elettroniche si devono completare gli stessi campi della fattura elettronica, ma facendo attenzione ad alcune differenze:

  • codice destinatario: l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che, in caso di fatture in UE e in Paesi extra-UE, il codice da inserire sarà una sequenza di sette X (XXXXXXX); 
  • ID Paese: è la sigla composta da due caratteri, che indica il paese del “Cessionario/Committente” della fattura elettronica, quindi del cliente, secondo lo standard ISO 3166-1 alpha-2;
  • CAP della località: per l’emissione di fattura per un cliente estero bisogna utilizzare il valore generico 00000 (cinque zeri consecutivi);
  • partita IVA: in caso di un cliente estero che ha sede all’interno dell’UE è necessario inserire il codice IVA comunitario. In caso di cliente estero che ha sede al di fuori dei confini UE bisogna usare il codice OO99999999999” (due volte la lettera O e undici volte il numero 9);
  • IdCodice e codice fiscale: nella fattura elettronica, alla sezione “IdFiscaleIVA”, blocco “Cessionario/Committente”, si trova il campo “IdCodice” e “CodiceFiscale”, che vanno compilati come segue:
    • IdCodice: è il numero di identificazione fiscale del cessionario/committente. Si tratta di un valore che corrisponde a un massimo di 28 caratteri alfanumerici su cui lo SdI non effettua controlli di validità;
    • codice fiscale: è il numero di codice fiscale del cessionario/committente. Questo campo deve essere completato inserendo lo stesso valore riportato nel campo “IdCodice”.
  • I codici “Natura IVA” per operazioni con l’estero: per le fatture elettroniche relative alle operazioni con l’estero devono essere utilizzati i seguenti codici natura Iva:
    • N3.1: non imponibili – esportazioni;
    • N3.2: non imponibili – cessioni intracomunitarie;
    • N3.3: non imponibili – cessioni verso San Marino.
  • Invio della fattura: una volta compilati tutti i campi, il documento elettronico può essere inviato allo SdI e al cliente/committente tramite posta elettronica, allegando la fattura in formato PDF, oppure per mezzo di raccomandata estera in caso di fattura cartacea.

Fatture estere elettroniche: che cosa prevede il regime sanzionatorio

Nei casi di omissione o errata trasmissione dei dati delle operazioni transfrontaliere si applica una sanzione amministrativa di 2 euro per ciascuna fattura, entro il limite massimo di 400 euro mensili.

La sanzione è ridotta alla metà, entro il limite massimo di 200 euro per ciascun mese, se la trasmissione è effettuata entro i 15 giorni successivi alle scadenze stabilite ovvero se, nel medesimo termine, è effettuata la trasmissione corretta dei dati.

Fatture Plus: la soluzione web di fatturazione elettronica Namirial

FatturePlus di Namirial si adatta perfettamente alle diverse esigenze di una piccola impresa, di un professionista o di un commercialista che assiste più aziende e clienti allo stesso tempo.

Dialoga con il sistema di interscambio (SDI) in modo facile, veloce e automatizzato. Fruibile da qualsiasi dispositivo, la soluzione Namirial per la fattura elettronica permette inoltre di gestire sia il ciclo attivo sia quello passivo. Genera fatture ordinarie, semplificate e parcelle. FatturePlus è più di una semplice applicazione di fatturazione elettronica: infatti gestisce anche l’anagrafica dei clienti, dei fornitori, degli articoli e le tabelle delle aliquote IVA.

Grazie al pannello di controllo è inoltre possibile visualizzare l’andamento economico dell’attività in ogni momento e avere sotto controllo i dati relativi alle fatture emesse e ricevute, agli incassi e ai pagamenti.

Ricapitolando, le funzionalità di FatturePlus Namirial permettono di:

  • gestire senza difficoltà sia il ciclo attivo, sia quello passivo;
  • inviare e ricevere fatture PA e B2B;
  • emettere fatture ordinarie e semplificate in PDF;
  • aggiungere la firma elettronica automatica a ogni invio;
  • gestire l’anagrafica di clienti, fornitori e articoli;
  • gestire più codici IVA e i sezionali;
  • gestire lo scadenzario, gli incassi e i pagamenti;
  • personalizzare i template fatture.

Ecco quali sono i principali vantaggi di FatturePlus Namirial:

  • facile da usare: l’interfaccia web di FatturePlus è stata studiata per garantire la migliore esperienza per l’utente. Nel pannello di controllo iniziale avrai la situazione degli incassi e dei pagamenti sempre visibile attraverso grafici. I menù intuitivi ti permetteranno di trovare in pochi click la funzioni che desideri;
  • flessibile: personalizza in un attimo le fatture, inserendo il tuo logo e la tua intestazione. Collabora con il tuo commercialista fornendogli direttamente l’accesso ai documenti: non dovrai più consegnare nulla “a mano”. Le fatture elettroniche verranno inviate allo SDI in automatico e potrai spedire via mail le fatture di cortesia ai tuoi clienti;
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I Big Data, cosa sono e il loro rapporto con il GDPR

I Big Data, cosa sono e il loro rapporto con il GDPR

Big data: cosa sono e perché è importante analizzarli

Viviamo in un tempo caratterizzato da progressi tecnologici che hanno determinato un aumento esponenziale della quantità di dati generati da ognuno di noi ogni giorno. Quando facciamo una ricerca su Google o apriamo un’applicazione sul nostro smartphone, inconsapevolmente lasciamo un’impronta digitale che contiene informazioni preziose sui nostri comportamenti.

Questa grande quantità di informazioni è nota come Big Data, un insieme di dati che provengono da molte fonti e sono talmente grandi e complessi da non poter essere elaborati con strumenti e metodi tradizionali. Pensiamo, ad esempio, al settore sanitario, in cui è necessario gestire migliaia di cartelle cliniche, prescrizioni ed esami medici effettuati quotidianamente. La gestione di questa enorme quantità di dati richiede strumenti e metodi specifici, capaci di raccoglierli, analizzarli ed elaborarli, allo scopo di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria.

In generale, grazie all’analisi dei Big Data si possono identificare rapidamente situazioni e tendenze, prendere decisioni migliori e trovare nuove soluzioni ai problemi esistenti per ottimizzare l’efficienza di un sistema o di un’organizzazione.

Definizione e caratteristiche dei Big Data

L’espressione Big Data descrive una raccolta di dati particolarmente numerosi (strutturati, semi strutturati o non strutturati) provenienti da un’ampia varietà di fonti, difficili da analizzare con i tradizionali metodi di elaborazione. Per riuscirci, infatti, servono competenze specifiche e tecnologie avanzate, tra cui gli algoritmi di Machine Learning, in grado di supportare l’analisi e la gestione delle informazioni in tempo reale.

In uno studio del 2001, l’analista Douglas Laney ha identificato le tre caratteristiche chiave di questo tipo di dati, che ha tradotto nel modello 3V:

  • Volume: si riferisce alla quantità di dati generati ogni secondo da sorgenti eterogenee, come sensori, log, email, social media e database tradizionali.
  • Velocità: si riferisce sia alla velocità con cui i nuovi dati vengono generati, sia alla necessità che queste informazioni arrivino in sistema real-time al fine di effettuare le relative analisi.
  • Varietà: si riferisce alla differente tipologia dei dati che vengono generati, accumulati e utilizzati. Per avere analisi più accurate è infatti necessario prendere in considerazione dati strutturati, semi strutturati e non strutturati.

Oggi, al modello di Laney sono state aggiunte altre due variabili, ovvero veridicità, in riferimento alla qualità e affidabilità dei dati, e valore, cioè la capacità di sfruttare i dati per generare valore in termini di risparmio economico, ottimizzazione dei processi e miglioramento del servizi. Il paradigma delle 3V è quindi diventato il modello delle 5V dei Big Data.

Che cos’è la Big Data analytics

L’analisi dei Big Data è il processo di raccolta e analisi di grandi quantità di dati per scoprire tendenze di mercato, intuizioni e modelli che possono aiutare le aziende a prendere decisioni migliori e fare investimenti più consapevoli.

Queste informazioni devono essere disponibili in modo rapido ed efficiente per consentire alle aziende di elaborare piani che consentano di mantenere il vantaggio competitivo e individuare nuove opportunità. Per questo motivo l’analisi dei Big Data richiede la capacità di sapere gestire tecniche complesse e strumenti sofisticati, come l’Intelligenza Artificiale (IA), l’apprendimento automatico e i sistemi di Business Intelligence (BI) che aiutano le aziende a elaborare grandi quantità di informazioni in modo rapido e preciso.

È possibile distinguere quattro classi principali di data analytics, in base allo scopo dell’analisi:

  • Descriptive Analytics: l’analisi descrittiva permette di avere una visione completa del contesto e viene utilizzata per rispondere a domande come “Che cosa è successo?”.
  • Predictive Analytics: l’analisi predittiva serve a identificare tendenze e correlazioni per rispondere a domande relative a cosa potrebbe accadere nel futuro.
  • Prescriptive Analytics: l’analisi prescrittiva è utilizzata per individuare la migliore tra le decisioni possibili da prendere per raggiungere un risultato desiderato.
  • Automated Analytics: è l’analisi che sfrutta strumenti in grado di automatizzare il processo di raccolta, analisi e interpretazione dei dati al fine di prendere decisioni.

Quali sono i vantaggi dei Big Data

Ecco quali sono i cinque principali vantaggi legati all’analisi dei Big Data:

  • Processo decisionale migliore e più rapido: le aziende possono analizzare un grande volume di dati per ottenere nuove conoscenze e agire più velocemente e con maggiore precisione.
  • Riduzione dei costi e maggiore efficienza operativa: la tecnologia aiuta le aziende a semplificare l’elaborazione e l’archiviazione di grandi quantità di dati, riducendo così i costi e aumentando l’efficienza operativa.
  • Approccio data-driven: l’analisi dei dati provenienti da diverse fonti, come applicazioni, web e social media, consente a un’azienda di avere un approccio data-driven, cioè di riuscire a prendere decisioni basate sui dati, per sviluppare strategie di business che consentano di raggiungere gli obiettivi desiderati.
  • Ottimizzare il processo di gestione del rischio: anche il risk management può beneficiare dall’analisi dei Big Data, consentendo alle aziende di identificare i rischi di sicurezza informatica e adottare misure preventive per proteggere dati, reti, dispositivi e sistemi da attacchi dannosi.
  • Migliorare la customer experience: raccogliere e analizzare dati consente alle aziende di comprendere le preferenze e le motivazioni dei consumatori, per poter offrire servizi e prodotti su misura.

Qual è la relazione tra Big Data e GDPR

Il fenomeno dei Big Data chiama in causa anche la privacy delle persone e quindi la protezione dei dati che costituisce il nucleo del Regolamento (UE) 2016/679, meglio noto come GDPR (General Data Protection Regulation).

Il Gruppo di Lavoro “Article 29 Data Protection Working Party”, istituito dal Garante Europeo della Protezione dei Dati, ha definito i Big Data un termine generico che comprende un gran numero di operazioni di trattamento dati. La conservazione e l’analisi di enormi quantità di dati personali richiede particolare attenzione e cura, in modo che il trattamento avvenga nel rispetto del GDPR.

Infatti, i benefici che si possono trarre dall’analisi dei Big Data sono tali solo a condizione che le aspettative degli utenti in materia di privacy siano adeguatamente soddisfatte e che vengano rispettati i loro diritti sul fronte della protezione dei dati.

È quindi essenziale rispettare i requisiti imposti dal Regolamento (UE) 2016/679 che si traducono in sette principi fondamentali:

  • Liceità, correttezza e trasparenza del trattamento nei confronti dell’interessato.
  • Consenso, vuol dire che il titolare del trattamento deve poter dimostrare che l’interessato ha prestato il proprio consenso per il trattamento dei propri dati personali, per una o più specifiche finalità.
  • Limitazione della finalità del trattamento, compreso l’obbligo di assicurare che eventuali trattamenti successivi non siano incompatibili con le finalità della raccolta dei dati.
  • Minimizzazione dei dati, ossia i dati devono essere adeguati, pertinenti e limitati a quanto necessario rispetto alle finalità del trattamento.
  • Esattezza e aggiornamento dei dati, compresa la tempestiva cancellazione dei dati che risultino inesatti rispetto alle finalità del trattamento.
  • Limitazione della conservazione, vale a dire provvedere alla conservazione dei dati per un tempo non superiore a quello necessario rispetto agli scopi per i quali è stato effettuato il trattamento.
  • Integrità e riservatezza, cioè garantire la sicurezza adeguata dei dati personali oggetto del trattamento.

È inoltre importante ricordare che l’interessato può esercitare in qualunque momento i propri diritti che includono: accesso, rettifica, cancellazione, limitazione, notifica per rettifica, portabilità, opposizione, oblio.

Il GDPR privacy prevede, inoltre, che il titolare del trattamento, come pure il responsabile del trattamento, è obbligato ad adottare misure tecniche e organizzative idonee a garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio del trattamento, per evitare la distruzione accidentale o illecita, la perdita, la modifica, la rivelazione o l’accesso non autorizzato ai dati.

Per valutare e mitigare i possibili rischi legati alla privacy dei dati personali oggetto delle attività di trattamento, uno degli strumenti messi a disposizione dal General Data Protection Regulation e la DPIA, acronimo di Data Protection Impact Assessments – in italiano, “valutazione di impatto sulla protezione dei dati” – che pone l’accento sul principio di responsabilizzazione (accountability) di titolari e responsabili.

Industria 4.0: i lavori del futuro

Industria 4.0: i lavori del futuro

Edilizia 4.0: quali sono i lavori del futuro?

Le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, guidate dai progressi tecnologici come l’Intelligenza Artificiale (AI), l’Internet degli oggetti (IoT), i Big Data e il Cloud, e dall’attenzione ai temi della sostenibilità e della sicurezza sul posto di lavoro, stanno cambiando i modi tradizionali di fare impresa e aprono le porte a nuove opportunità anche nel settore dell’edilizia.

Le aziende sono sotto pressione per aumentare l’efficienza, migliorare la qualità dei prodotti e rimanere competitive. Inoltre, oggi il luogo di lavoro è più interconnesso e agile che mai, grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalla trasformazione digitale.

Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione destinata a cambiare il mondo del lavoro. Questo si traduce nella necessità di avere team composti da persone qualificate, in grado di cogliere ogni possibilità offerta dall’Industria 4.0, che sta già creando nuovi ruoli, responsabilità e la necessità di un livello più elevato di competenze tecniche.

Dalla maniera in cui vengono gestite le fabbriche a quella in cui vengono forniti i servizi, fino al modo in cui le persone contribuiscono all’economia, tutto si trasforma e questo significa che bisogna riconsiderare ogni aspetto della forza lavoro.

Come cambiano le professioni nell’edilizia

Ad esempio, gli architetti avranno bisogno di nuove competenze nella stampa 3D e nella robotica, mentre i project manager dovranno utilizzare i software per l’edilizia per massimizzare i risparmi sui costi. Gli ingegneri, invece, dovranno padroneggiare la manutenzione predittiva e i direttori dei lavori dovranno ampliare le loro conoscenze sulle tecnologie di risparmio energetico e sui materiali che rispettano i requisiti di sostenibilità.

Strumenti sempre più evoluti, come il BIM (Building Information Modeling) stanno già cambiando il modo in cui vengono gestiti i cantieri, consentendo una pianificazione più precisa, un processo di costruzione migliore, un’esecuzione più rapida, una maggiore interoperabilità e meno errori.

Inoltre, in futuro il lavoro nel settore AEC (Architecture Engineering Construction) richiederà un livello di collaborazione più elevato tra le parti coinvolte in un progetto, che dovranno essere maggiormente connesse e integrate. Le aziende che sapranno gestire questa interconnessione di persone e tecnologie avranno un vantaggio competitivo sui loro concorrenti.

Nuovi strumenti e competenze per l’Edilizia 4.0

L’Industria 4.0 non si realizzerà in un futuro prossimo: è già qui. Le aziende del settore AEC, infatti, stanno già esplorando e implementando soluzioni per rendere i loro processi più efficienti, sicuri ed economici.

Strumenti per automatizzare il processo di produzione o fornire dati in tempo reale per il processo decisionale e la pianificazione aziendale sono sempre più comuni nel mondo delle costruzioni. Anche il cloud riveste un’importanza cruciale, nel sostituire vecchie infrastrutture IT interne con tecnologie più flessibili e sicure.

I professionisti più ricercati in questa nuova era dell’edilizia sono coloro che hanno una profonda conoscenza dei principi dell’Industria 4.0 e le competenze necessarie per applicarli nella pratica.

Devono conoscere le tecnologie all’avanguardia e utilizzarle al massimo delle loro potenzialità, per rispondere ai cambiamenti del mercato, creare soluzioni innovative e ottimizzare l’uso delle risorse.

Questi professionisti devono, inoltre, avere una buona conoscenza delle attuali tendenze digitali, essere a proprio agio con l’analisi e la visualizzazione dei dati ed essere in grado di adattarsi rapidamente e facilmente ai cambiamenti.

Quali sono le figure professionali più richieste nell’Edilizia 4.0?

Ecco quali saranno alcuni dei lavori del futuro più richiesti nel settore dell’edilizia:

  • Data Scientist: raccogliere dati strutturati e non strutturati, organizzarli in formati utilizzabili, preparare rapporti per i diversi team, costruire modelli predittivi, creare algoritmi di Machine Learning, individuare tendenze e trovare risposte a domande specifiche, sono solo alcuni dei compiti che fanno di un Data Scientist una figura di fondamentale importanza per aziende dell’industria edile moderna.
  • Artificial Intelligence Specialist: è il professionista che si occupa di implementare e gestire le principali tecnologie e piattaforme che utilizzano l’IA. Deve conoscere gli algoritmi di Machine Learning, i linguaggi di programmazione, il funzionamento di database SQL e della Computer Vision. In altre parole, deve essere in grado di gestire e sviluppare nuove soluzioni basate sull’AI per il settore delle costruzioni.
  • Esperti di stampa 3D: la tecnologia di stampa 3D sta diventando sempre più popolare nel settore delle costruzioni, in quanto è in grado di produrre componenti in modo più rapido e preciso. Creare e rivedere modelli e componenti, produrre parti e risolvere eventuali problemi tecnici, sono solo alcune delle competenze richeiste agli esperti di stampa 3D.
  • Esperti IoT: l’Internet of Things (IoT) è essenziale nel settore delle costruzioni per garantire che tutti i componenti di un progetto siano collegati e gestiti in tempo reale. Gli esperti IoT devono sapere in che modo i vari componenti interagiscono tra loro, oltre a conoscere l’architettura software e hardware del progetto.
  • Professionisti della blockchain: con la crescente diffusione della tecnologia blockchain, aumenta anche la necessità di avere esperti che la comprendano e sappiano usarla per creare applicazioni sicure e trasparenti.
  • Professionisti della sicurezza informatica: gli esperti di cybersecurity sono molto richiesti, in quanto devono garantire la sicurezza di dati e informazioni. Devono conoscere le diverse minacce alla sicurezza digitale, identificare e analizzare i rischi per il sistema e generare rapporti per valutare l’efficacia delle politiche di sicurezza adottate.

Accesso con SPID e CIE: la guida per i tuoi utenti

Accesso con SPID e CIE: la guida per i tuoi utenti

SPID e CIE: le chiavi di accesso ai servizi online

La Legge 11 settembre 2020, n.120, ha reso efficaci le disposizioni del decreto “Semplificazione e innovazione digitale”, avviando un percorso di transizione verso un’unica identità digitale sicura, semplice e veloce, che garantisce a tutti i cittadini la stessa modalità di accesso ai servizi online, allo scopo di semplificare i loro rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Dal 1° ottobre 2021, SPID e CIE sono gli strumenti di identificazione per accedere ai servizi online della PA e ai servizi dei privati aderenti, e hanno sostituito le credenziali proprietarie delle singole amministrazioni. In altre parole, oggi gli utenti non sono più costretti a gestire credenziali diverse per ogni servizio online che vogliono utilizzare, ma possono contare su due sistemi di identificazione con credenziali uniche e sicure, che tutelano la privacy dei dati personali.

Grazie a queste due soluzioni di identità digitale è stato possibile uniformare l’accesso ai servizi pubblici su tutto il territorio nazionale e fornire ai cittadini una credenziale unica, che si attiva una sola volta ed è sempre valida. Va ricordato che, oltre a CIE e SPID, i cittadini possono accedere ai servizi online usando anche la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Qual è la differenza tra SPID e CIE

Nella strategia del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), l’identità digitale è considerata un elemento essenziale nel percorso di innovazione e digitalizzazione del Paese, tanto da essere il primo dei cinque ambiziosi obiettivi del programma Italia digitale 2026.

L’importante piano di investimenti e riforme vuole portare l’Italia nel gruppo di testa della digitalizzazione in Europa e per farlo punta sulla diffusione dell’identità digitale. Infatti, uno dei principali obiettivi del PNRR è di assicurare che entro il 2026 l’identità digitale venga utilizzata dal 70% della popolazione.

Sia SPID che CIE aiutano a semplificare il rapporto tra cittadini e Pubbliche Amministrazione e di fatto sono due fattori abilitanti della Digital Transformation. Tuttavia, tra queste due efficienti soluzioni di identità digitale esistono delle differenze, che devono essere prese in considerazione per comprendere meglio il loro funzionamento.

Che cos’è SPID e come funziona?

SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale, la soluzione che consente ai cittadini di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e dei privati aderenti in pochi click e con un’unica identità digitale (username e password) tramite computer, tablet e smartphone.

Usare la coppia di credenziali che, lo ricordiamo, sono strettamente personali, è davvero semplice: basta inserirle nella pagina di accesso ogni volta che su un sito o un’app compare il pulsante “Entra con SPID”

Per ottenere le credenziali SPID, il cittadino deve rivolgersi a uno dei gestori di identità, noti anche come Identity Provider (IdP). Si tratta di soggetti privati accreditati dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per la creazione e la gestione delle identità digitali. Per l’attivazione di SPID si può scegliere tra modalità gratuite o a pagamento. Una volta ottenuto, l’utilizzo di SPID è gratuito e il cittadino non dovrà sostenere alcun costo o canone.

I tempi di emissione delle credenziali cambiano in base al gestore di identità e alle modalità di riconoscimento scelte dal cittadino. Nella guida che Focus Namirial ha dedicato all’attivazione di SPID sono disponibili tutte le informazioni e gli approfondimenti necessari per ottenere l’identità digitale in poco tempo.

CIE: come funziona e quali sono le novità?

La CIE, vale a dire la Carta d’Identità Elettronica, è il documento d’identità di un cittadino che ha sostituito la tradizionale carta d’identità cartacea. Viene emessa dal Ministero dell’Interno e prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Oltre a consentire l’accesso ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni sia in Italia che nei Paesi dell’UE, la CIE permette l’accertamento dell’identità del possessore, grazie a sofisticati elementi di sicurezza e anticontraffazione.

Inoltre, la CIE può essere usata tramite l’app CieSign come strumento di Firma Elettronica Avanzata (FEA) per firmare agevolmente documenti elettronici.

Oggi la CIE è protagonista di un importante cambiamento, che equipara il suo utilizzo a quello di SPID, eliminando la necessità di usare il token per i livelli di autenticazione 1 e 2. La necessità di usare un lettore o uno smartphone dotato di tecnologia NFC per la lettura del documento rimane soltanto per il Livello 3.

Le novità della Carta d’Identità Elettronica riguardano infatti le credenziali di Livello 1 e 2 che ora possono essere attivate attraverso l’apposita procedura online e usate per l’accesso con app CieID e QRCode, proprio come si fa già con SPID.

Le nuove funzionalità, e in particolare l’attivazione del Livello 2, indispensabile per accedere ai servizi della PA e dei privati, rendono la CIE uno strumento più efficiente, capace di garantire una maggiore sicurezza nel processo di autenticazione e un’esperienza d’uso intuitiva.

La soluzione ESP Namirial è già pronta per consentire questo tipo di login semplificato e permette agli utenti di accedere in modo rapido e sicuro ai servizi di cui hanno bisogno.

Contattaci per avere maggiori informazioni su Namirial ESP, grazie al supporto dei nostri consulenti.

Come proteggere i dati personali in remote working

Come proteggere i dati personali in remote working

Che cos’è il remote working?

Negli ultimi anni, anche a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo assistito a un cambiamento di paradigma culturale di ciò che la società considera un luogo di lavoro e sempre più aziende hanno implementato pratiche di remote working, in italiano “lavoro da remoto” o “lavoro a distanza”.

Il remote working, complici gli investimenti nel campo della trasformazione digitale, è diventata la modalità di lavoro preferita da molti professionisti, in quanto consente loro di essere flessibili e di avere maggiore autonomia. Il lavoro da remoto, infatti, consente al dipendente di lavorare in una sede diversa dall’ufficio tradizionale – generalmente da casa, ma anche da un coworking oppure da qualsiasi altro luogo – ma con sempre pieno accesso alle risorse aziendali necessarie per portare a termine i suoi compiti.

In altre parole, invece di recarsi ogni giorno in ufficio per lavorare dalla sua scrivania, un remote worker, cioè un lavoratore da remoto, può svolgere il proprio lavoro da qualsiasi luogo, purché disponga degli strumenti necessari per portare a termine i compiti che gli sono stati assegnati. In tal modo può progettare la sua giornata in modo che la vita professionale e quella personale possano essere vissute al massimo delle loro potenzialità e coesistere pacificamente.

Un dato interessante sul remote work emerge da uno studio condotto da Slack in cui si evidenzia che i lavoratori da remoto sono più soddisfatti del loro equilibrio tra lavoro e vita privata, rispetto a chi invece lavora in ufficio tutto il giorno.

Remote working e smart working sono la stessa cosa?

I due termini sono spesso confusi o usati in modo intercambiabile, ma c’è una differenza tra loro.

Remote working è un concetto generico di lavoro da remoto, che può essere svolto in maniera stabile, a intervalli regolari o saltuariamente.

Lo smart working, invece, è una modalità di lavoro definita dalla Legge 22 maggio 2017, n. 81 e si basa su tre principi: la possibilità di utilizzare strumenti tecnologicamente avanzati, l’impiego di modelli organizzativi flessibili e la promozione di un nuovo approccio che favorisca una maggiore autonomia, senza compromettere l’impegno, la qualità e l’efficienza del lavoro. Il dipendente può infatti svolgere la propria mansione in qualsiasi luogo e a qualsiasi orario, poiché ciò che conta non è il monte ore, bensì il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

In altre parole, lo smart working è un modello culturale che implica un cambio di mindset in termini di cultura organizzativa, gestione degli spazi di lavoro e rapporto tra datore di lavoro e dipendente, in cui la fiducia è fondamentale per il successo.

Ricapitolando, il remote working è semplicemente un modo per svolgere gli stessi compiti senza dover essere fisicamente presenti in ufficio, mentre l’obiettivo dello smart working è migliorare il work-life balance per consentire un uso più efficiente del tempo e delle risorse, una migliore collaborazione tra i team, una maggiore autonomia per il singolo dipendente e un più alto livello di soddisfazione sul lavoro.

Come garantire la protezione dei dati in remote working?

Il lavoro a distanza offre molti vantaggi individuali e organizzativi, ma aumenta anche gli sforzi per proteggere l’ambiente IT e le risorse di un’azienda. Fortunatamente, con gli strumenti e le best practice giuste, le aziende possono mantenere l’ambiente sicuro anche quando i dipendenti lavorano da casa o da altre postazioni remote. È importante ricordare che le violazioni dei dati e della privacy possono avere conseguenze devastanti, non solo in termini di perdite finanziarie, ma anche di danni alla reputazione.

In un recente articolo pubblicato sul portale ZeroUno, sono state affrontate le questioni relative alla protezione dei dati nel remote work, evidenziando che, secondo alcuni studi, la presenza di dipendenti che lavorano da casa fa aumentare la frequenza degli attacchi informatici del 238%.

Se pensiamo che il costo totale medio globale di una violazione dei dati, nel 2022, ha raggiunto i 4,35 milioni di dollari, è chiaro che adottare le misure adeguate per garantire la protezione dei dati da remoto è assolutamente indispensabile. Non va poi dimenticato che anche il GDPR, impone alle aziende di mantenere la sicurezza, l’integrità e la riservatezza delle informazioni per evitare rischi e sanzioni costose.

Le organizzazioni dovrebbero implementare le seguenti misure per proteggere i dati e la privacy nel remote working:

  • sviluppare una strategia di cyber security: il primo passo è delineare le politiche e le procedure che tutti i dipendenti devono seguire per la sicurezza dei dati. Queste dovrebbero includere l’uso dell’autenticazione a due fattori e di connessioni Internet sicure tramite VPN, backup regolari per il recupero dei dati in caso di perdite impreviste, aggiornamenti costanti dei sistemi per garantirne le prestazioni, la definizione delle modalità di raccolta, archiviazione e condivisione dei dati;
  • identificare le vulnerabilità e valutare i rischi: le aziende devono valutare la propria infrastruttura IT, identificare le potenziali vulnerabilità e minacce e sviluppare strategie di risk management per ridurre qualsiasi rischio potenziale. Tra i maggiori rischi del lavoro a distanza ci sono l’uso di password deboli, la diffusione del BYOD – acronimo di Bring Your Own Device – e l’evoluzione delle minacce informatiche, come phishing e malware;
  • applicare il modello Zero Trust Network Access (ZTNA): l’accesso alla rete a fiducia zero è un approccio alla sicurezza informatica che presuppone che qualsiasi utente, dispositivo o applicazione che tenti di accedere alle reti aziendali sia potenzialmente dannoso. Secondo l’approccio Zero Trust, tutto deve essere verificato e nulla può essere ritenuto automaticamente attendibile, perché la fiducia è considerata una vulnerabilità. Ciò significa che ogni singolo utente e dispositivo deve essere autenticato e le attività devono essere monitorate e registrate;
  • formare i dipendenti: l’errore umano è responsabile di una grande percentuale di violazioni dei dati. È quindi essenziale formare i dipendenti per ridurre al minimo l’incidenza di questo tipo di problemi. La formazione dovrebbe includere argomenti come la protezione dei dati, l’uso di reti sicure, le istruzioni per riconoscere e-mail phishing e tutti i dettagli sui metodi e i processi da seguire per riconoscere e segnalare qualsiasi attività sospetta.

Seguendo buone pratiche di sicurezza, le aziende possono proteggere adeguatamente dati e risorse anche quando i dipendenti lavorano da remoto.

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